2011-01-17 08:07:16

Dopo 25 anni di esilio rientrato ieri ad Haiti l’ex dittatore Duvalier


L'ex dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier, deposto dalla rivolta popolare nel 1986 è tornato ieri a Port au Prince dalla Francia, dove ha vissuto in esilio per un quarto di secolo. Salvatore Sabatino: RealAudioMP3

Intanto, ad un anno dal terribile sisma che ha scosso l’isola caraibica, un libro offre il punto di vista della popolazione sui problemi del dopo terremoto. Si tratta di “Haiti: l’innocenza violata, chi sta rubando il futuro del Paese?”, edito da Infinito Edizioni e scritto a quattro mani da Marco Bello e Alessandro De Marchi. Salvatore Sabatino ne ha parlato con uno degli autori, Marco Bello: RealAudioMP3

R. – Cuando questa raccolta di testimonianze ci siamo accorti che, di fatto, ciò che sta succedendo è che il governo haitiano ha completamente abdicato alle sue prerogative, mettendo nelle mani delle comunità internazionale – in particolare degli Stati Uniti che ovviamente sono molto influenti nell’area – le prospettive per il futuro del Paese. Nel momento in cui si definiscono le visioni e le prospettive, quello che ci dicono gli haitiani è che loro vorrebbero partecipare a questo processo, ma ne sono stati totalmente esclusi.

D. – Gli haitiani insomma vogliono ricostruire il loro futuro e quello che lanciano anche dalle pagine della vostra pubblicazione è comunque un messaggio di speranza, di voglia di fare…

R. - Assolutamente. Bisogna dire che ad Haiti c’è una società civile molto viva che è stata decapitata e che ha subito molte perdite e danni a causa del terremoto. Ma è una società civile che ha fatto la storia di questo Paese, a partire dalla comunità ecclesiale di base negli anni ’70 dai movimenti contadini ai movimenti femministi intellettuali e si stanno organizzando per cercare di portare la loro voce su quello che vorrebbero fosse la ricostruzione. Loro hanno molte idee, hanno visioni per il futuro, hanno anche risorse e competenze e hanno anche molte energie e voglia di fare. Ovviamente, è una galassia di organizzazioni che cercano di coordinarsi. Ci sono anche organizzazioni per i diritti umani che si fanno sentire.

D. – Ad un anno dal terremoto, Haiti è un Paese ancora in ginocchio, tutto da ricostruire, piagato dal colera e con una situazione politica difficile. Qual è la ricetta per fare rinascere l’isola?

R. – Quello che molti suggeriscono come società civile è la creazione di un governo di transizione, un governo di consenso nazionale, che possa in qualche modo dialogare con la comunità internazionale, di cui hanno sicuramente bisogno. Però, possono anche mettere dei “paletti” e possono organizzare e strutturare un percorso per uscire da questa crisi fondamentale. Bisogna dire che, anche prima del terremoto, Haiti viveva una storia piuttosto travagliata.

R. – I proventi di questo libro verranno devoluti a progetti di sviluppo per la società civile haitiana. Avete già individuato qualche progetto che vi piacerebbe finanziare?

R. – Sì, noi lavoriamo in collaborazione con l’Ong Cisv e col Progetto Mondo Mlal di Verona. A noi piacerebbe appoggiare i contadini in modo tale che la produzione agricola interna aumenti. Questo porterebbe a una miglior condizione di vita per le famiglie e quindi, in ultima analisi, le famiglie riuscirebbero a seguire i bambini e alcune tendenze, tra cui anche l’inurbamento, sarebbero frenati e si potrebbe andare verso lo sviluppo. Certo, sarebbe una goccia nell’oceano: però noi pensiamo che un modo di agire sarebbe quello di confrontarsi con amici e partner haitiani. Un percorso potrebbe essere questo. Ecco perché sarebbe importante appoggiare la produzione agricola all’interno del Paese. (bf)









All the contents on this site are copyrighted ©.