L'arcivescovo Braz de Aviz alla Radio Vaticana: la vita consacrata è una grande ricchezza
per la Chiesa
Il 4 gennaio scorso, il Papa ha nominato l’arcivescovo di Brasilia, mons.João
Braz de Aviz, nuovo prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata
e le Società di Vita Apostolica. Il presule, che succede al cardinale Franc Rodé,
ha 63 anni ed era alla guida dell’arcidiocesi di Brasilia dal 2004. Nel maggio scorso,
ha organizzato il 16.mo Congresso Eucaristico Nazionale, in coincidenza con il 50.mo
anniversario della città. Silvonei Protz gli ha chiesto di raccontare come
ha accolto questa nomina:
R. – L’ho
ricevuta con grande semplicità ed accogliendo quindi un servizio più vicino alla Santa
Sede, alla Curia Romana e soprattutto alla persona del Santo Padre.
D.
– Anche un riconoscimento da parte del Papa alla Chiesa in Brasile?
R.
– Il cardinale Tarcisio Bertone mi ha detto che una delle ragioni di questa nomina
era l’attenzione del Santo Padre alla Chiesa in Brasile.
D. – In che
prospettiva vede questo lavoro al fianco del Santo Padre?
R. – Io penso
che il primo ruolo sia proprio quello di essere molto vicino al cuore di Papa Benedetto
XVI. Ma, allo stesso tempo, credo che sia fondamentale lo sforzo e l’impegno comune
di tutto il gruppo che lavora nella Congregazione per accompagnare le persone consacrate
in tutti quegli aspetti che caratterizzano la loro vita. Noi conosciamo bene la ricchezza
che ha la Chiesa in questo ambito: sin dai primi secoli queste famiglie di monaci,
di eremiti, di frati, di suore e di persone che hanno risposto ad un carisma che Dio
ha suscitato nella Chiesa, hanno realizzato una storia di santità nella Chiesa. Io
penso che questo lavoro nel campo della vita consacrata sia speciale. Il mondo di
oggi spesso non dà più un grande valore a colui che decide di consacrarsi a Dio, per
esempio nella verginità, nel celibato. E qui noi abbiamo uomini e donne, appartenenti
a tante famiglie religiose, che hanno saputo comprendere questa luce e che sanno che
in loro c’è questa luce che produce questo cammino verso la consacrazione. Questo
è un patrimonio della Chiesa, in tutti i secoli. Io penso che questo sia un dono immenso
per la Chiesa, che noi dobbiamo curare da molto vicino.
D. – Si parla
di fioritura di nuove comunità nel mondo e principalmente in Brasile: qual è la realtà
di queste nuove comunità?
R. – Viviamo un momento molto fecondo. Io
penso che questo fenomeno, nel suo insieme, sia realmente un dono di Dio, della grazia
di Dio, dell’amore di Dio per la nostra nazione. Io vedo anche che questi carismi
nascono un po’ dappertutto - in Italia, in Spagna, così come in Oriente – e coinvolgono
anche i giovani e in modo veramente appassionante, al punto da far lasciare loro tutto:
questo non vuol dire che si tratta di una cosa superficiale, ma è una cosa di molto
profondo! E’ l’azione di Dio che è sempre nuova. Dio sta lavorando alla sua Chiesa.
D. – Con quali sentimenti lascia Brasilia?
R. – Io amo
moltissimo Brasilia e parto con il cuore pieno, pieno di affetto per Brasilia, ma
pronto a vivere questa nuova missione. (mg)