Laurea honoris causa a mons. Twal: l'Europa ha "un'anima cultural-religiosa"
“Un uomo che ha sempre favorito un leale e franco dialogo tra cattolici, cristiani
di altre confessioni, ebrei e musulmani”. Così il vescovo della cittadina siciliana
di Piazza Armerina, mons. Michele Pennisi, ha presentato il Patriarca latino di Gerusalemme,
mons. Fouad Twal, al quale l’università Kore di Enna ha conferito oggi la laurea honoris
causa in giurisprudenza. Il Patriarca ha scelto di parlare di identità culturale e
di globalizzazione, nella lectio magistralis che ha tenuto: la scelta, ha precisato,
è motivata dalla necessità di confrontarsi con le sfide della globalizzazione e con
il suo impatto sulle nostre varie identità. “La globalizzazione a priori non è né
buona né cattiva, sarà ciò che le persone ne faranno”, ha ricordato facendo sue le
parole di Giovanni Paolo II, riprese anche da Benedetto XVI nella sua ultima enciclica.
In un contesto globalizzato, la Chiesa deve basarsi su due principi: il valore inalienabile
della persona umana e il valore delle culture umane che nessun potere esterno ha il
diritto di sminuire e, ancor meno, di distruggere. Quando si parla di cultura, infatti,
si parla di qualcosa di essenziale all’essere umano, ma si deve parlare anche di pluralità
di culture. Ma se la cultura diventa sempre più globale, come si può parlare oggi
di identità culturale? Il Patriarca latino di Gerusalemme la mette in relazione con
la libertà di coscienza e con una rispettosa libertà di espressione. “È necessario
avviare un nuovo progetto di globalizzazione che rispetti il principio dell’interdipendenza,
ma anche della differenziazione – ha affermato – in cui l’individuo sia in condizione
di ritrovare la propria identità culturale e religiosa”. Anche nell’ultimo Sinodo
per le Chiese Orientali, riunitosi in Vaticano nell’ottobre 2010, si è sottolineato
come il modo di pregare sia espressione della cultura e dell’identità di un popolo.
Il Patriarca latino di Gerusalemme riprende ancora una volta l’insegnamento di Giovanni
Paolo II: “Occorre globalizzare la solidarietà”, ed evidenzia come l’Europa, innegabilmente,
abbia un’origine culturale-religiosa: è proprio in questa sua anima che il Vecchio
continente trova una “meravigliosa universalità”. (A cura di Roberta Barbi)