Venezuela: la Chiesa teme svolte autoritarie dello Stato e chiede il rispetto della
Costituzione
“Aneliti di unione, giustizia, libertà e pace per il Venezuela”: così s’intitola la
dichiarazione della Conferenza episcopale venezuelana pubblicata al termine dei lavori
dell’Assemblea plenaria, nel corso della quale i presuli hanno analizzato la situazione
socio-politica del Paese nella cornice delle celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza.
Per i vescovi, il 5 luglio prossimo, quando il Venezuela ricorderà la sua nascita
repubblicana, non potrà dimenticare che lo storico atto istitutivo invoca Dio come
testimone e come garante dei propositi che ispirarono il sorgere della Nazione. In
quel documento, aggiungono i vescovi, si parla esplicitamente della “cornice spirituale
e religiosa cristiana e degli ideali di libertà e giustizia, unità e pace. I fondatori
della Repubblica, con coraggio e sacrificio, intrapresero un lungo cammino per costruire
una Nazione libera, sovrana e indipendente, basandosi nel rispetto della dignità e
della vocazione alla libertà di ogni persona”, scrivono i vescovi, aggiungendo: “L’omaggio
migliore che oggi possiamo tributare alla loro memoria consiste nell’onorare ed approfondire,
nelle nostre leggi e nelle nostre istituzioni repubblicane gli ideali che ispirarono
queste persone nella ricerca del bene comune del Paese e nel rispetto della volontà
e delle decisioni del popolo”. Oggi, secondo l’analisi dei presuli, il Paese ha davanti
a sé “un imperativo etico e legale” centrale: il rispetto “della lettera e dello spirito
della Costituzione vigente” poiché “è il fondamento dello Stato di diritto e la garanzia
principale dei diritti del popolo. Nel mese di dicembre scorso, in mezzo alle calamità
pubbliche causate dalle piogge incessanti; il governo e l’Assemblea nazionale hanno
dato priorità ad un’agenda ideologica destinata ad imporre un sistema statale socialista
e totalitario e un governo contrario alla Costituzione vigente della Repubblica Bolivariana
del Venezuela, sancita con il voto popolare il 15 dicembre 1999”. I presuli ricordano
tra l’altro che il referendum del 2 dicembre 2007 rifiutò i tentativi di ulteriori
modifiche della Costituzione per adeguarla al progetto ideologico governativo. Nel
contesto di queste circostanze non sempre chiare e trasparenti, “è stata promulgata
- precisano i vescovi - una legge che conferisce al presidente poteri anche per legiferare
nell’arco di 18 mesi con la giustificazione della gravissima situazione”, che si è
venuta a creare nel Paese come conseguenza delle catastrofi naturali. La Conferenza
episcopale esprime grande preoccupazione poiché questa legge permette al governante
di legiferare su materie che nulla hanno a che fare con l’emergenza naturale e lascia
nelle mani del presidente un potere concesso da parlamentari che non sono più tali
dopo la fine della legislatura precedente e l’elezione di una nuova Assemblea nazionale.
“Ciò - osservano i vescovi - è contrario alla volontà popolare espressa nelle elezioni
del 26 settembre 2010, che hanno configurato un nuovo Parlamento con una rilevante
presenza di rappresentanti delle opposizioni”. In particolare i vescovi dichiararono
la loro preoccupazione per le leggi sul cosiddetto “poder popular”, perché impregnate
di “contenuto ideologico escludente” e al servizio del centralismo presidenziale.
Inoltre, fra le 25 leggi approvate dall’Assemblea nazionale uscente in un modo poco
chiaro e poco costituzionale, i presuli identificano come pericolose quelle che legiferano
sulle telecomunicazioni, sulla responsabilità della radio e della Tv, sui partiti
politici e le università. Tutte queste leggi, “comportano - rilevano ancora i vescovi
- limitazioni ai diritti fondamentali dei cittadini, condizionano la libertà di coscienza
e cercano di consolidare un pensiero unico”. La Conferenza episcopale conclude con
un appello al governo e ai leader dei partiti “affinché prendano atto della pericolosità
di questa situazione” e della “gravissima responsabilità che hanno davanti a Dio e
al Paese”. “Chiediamo a tutti di rispettare le esigenze democratiche del popolo venezuelano
di rettificare i propositi che cercano di stabilire un’egemonia assoluta dello Stato
su altri spazi e aspetti della vita del Venezuela. Si tratta di pretese che mettono
a repentaglio la libertà, la giustizia e i diritti costituzionali del popolo”. (A
cura di Luis Badilla)