Sudan. Il Gruppo ecumenico di osservatori: “Il referendum porterà la pace”
Pace e stabilità: è quanto auspica per il Sudan il Gruppo ecumenico di osservatori
per il referendum, composto da rappresentanti del Secam (Simposio delle Conferenze
episcopali dell’Africa e del Madagascar), dell’Amecea (Associazione dei membri delle
Conferenze episcopali dell’Africa orientale), dell’Aacc (Conferenza delle Chiese di
tutta l’Africa), del Scc (Consiglio delle Chiese del Sudan) e del Cec (Consiglio Ecumenico
delle Chiese). Molte le aspettative per questa consultazione elettorale che potrebbe
sancire la secessione del Sud Sudan dal Nord e la nascita di uno nuovo Stato indipendente
da Kharthoum. Le operazioni di voto, sotto il controllo dell’ONU, sono iniziate domenica
scorsa e si concluderanno sabato prossimo. Oltre il 60% degli aventi diritto ha già
votato, quindi il referendum è da ritenersi valido. “Questo referendum – scrive il
Gruppo ecumenico di osservatori in una nota a firma del rev. Samuel Kobia, inviato
del Cec, e del rev. Ramadan Chan Liol, segretario generale del Scc – sarà uno spartiacque
nell’applicazione del Cpa, l’accordo di pace del 2005 tra il governo sudanese e il
Movimento di liberazione del Sudan”. Un accordo, lo ricordiamo, che ha posto fine
ad una guerra ventennale. Ringraziando tutti coloro che hanno lavorato alla preparazione
di questo importante appuntamento elettorale, compresa la comunità internazionale,
gli osservatori ecumenici ribadiscono: “In questo contesto, il rispetto della volontà
popolare espressa dal referendum è fondamentale e contribuirà in modo sostanziale
al consolidamento della pace attuale tra Nord e Sud del Paese”. L’auspicio del Gruppo,
quindi, è che “si faccia il possibile per prevenire il riaccendersi del conflitto
tra Nord e Sud, in modo che il futuro di tutti i sudanesi possa essere assicurato,
in base alla nuova linea politica che verrà sancita dal referendum. La tornata elettorale
porrà anche solide fondamenta per la risoluzione di altri problemi del Paese”. Infine,
gli osservatori assicurano le loro preghiere al governo ed alla popolazione sudanese
affinché “determinino liberamente il loro futuro, votando in modo libero, corretto
e pacifico o per l’unità o per la secessione, così da consolidare la pace e la stabilità
nel Paese e nella regione”. (I.P.)