L'intenzione di preghiera missionaria di Benedetto XVI per
il mese di gennaio: i cristiani possano raggiungere l'unità
Preghiamo perché “i cristiani possano raggiungere la piena unità”. E’ l’intenzione
di preghiera missionaria di Benedetto XVI per il mese di gennaio. Un tema, questo,
sul quale il Papa si è soffermato più volte e che sarà al centro della Settimana di
preghiera per l'unità dei cristiani, in programma dal 18 al 25 gennaio prossimi. Il
servizio di Amedeo Lomonaco:
L’unità
dei cristiani rende più credibile ed efficace l’annuncio del Vangelo ed è il dono
che i cristiani desiderano per far risplendere nella storia le parole pronunciate
da Gesù alla vigilia della sua morte: “Che siano una sola cosa… perché il mondo creda”.
Si tratta di un compito arduo ma entusiasmante, come ha ricordato Benedetto XVI il
25 gennaio del 2010 a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani:
“Non
mancano, purtroppo, questioni che ci separano gli uni dagli altri e che speriamo possano
essere superate attraverso la preghiera e il dialogo, ma c’è un contenuto centrale
del messaggio di Cristo che possiamo annunciare assieme: la paternità di Dio, la vittoria
di Cristo sul peccato e sulla morte con la sua croce e risurrezione, la fiducia nell’azione
trasformatrice dello Spirito”.
Nella preghiera le comunità cristiane
si pongono insieme di fronte al Signore prendendo coscienza delle contraddizioni generate
dalla divisione. I cristiani – ha auspicato il Santo Padre all’udienza generale del
23 gennaio 2008 – testimonino la loro unità in un mondo che “soffre per l’assenza
di Dio”:
“Il mondo soffre per l’assenza di Dio, per l’inaccessibilità
di Dio, ha desiderio di conoscere il volto di Dio. Ma come potrebbero e possono, gli
uomini di oggi, conoscere questo volto di Dio nel volto di Gesù Cristo se noi cristiani
siamo divisi, se uno insegna contro l’altro, se uno sta contro l’altro? Solo nell’unità
possiamo mostrare realmente a questo mondo – che ne ha bisogno – il volto di Dio,
il volto di Cristo”.
Le prove e le difficoltà spingono i discepoli
di Cristo ad esercitare la pazienza e la perseveranza, a crescere nella carità fraterna.
I cristiani – ha affermato il Santo Padre all’Angelus del 22 gennaio 2006, nella settimana
di preghiera per l’unità – non si stanchino mai di invocare il dono della piena comunione:
“Se
lo facciamo con fede, possiamo essere certi che la nostra richiesta sarà esaudita.
Non sappiamo come, né quando, perché non spetta a noi conoscerlo, ma non dobbiamo
dubitare che un giorno saremo ‘una cosa sola’, come Gesù e il Padre sono uniti nello
Spirito”.
Ad illuminare il dialogo – ha poi spiegato il Papa rivolgendosi
il 17 novembre del 2006 alla Plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani
– è “l’ecumenismo dell’amore” basato sulla verità della fede:
“Ciò
che, comunque, va innanzitutto promosso, è l’ecumenismo dell’amore, che discende direttamente
dal comandamento nuovo lasciato da Gesù ai suoi discepoli. L’amore accompagnato da
gesti coerenti crea fiducia, fa aprire i cuori e gli occhi. Il dialogo della carità
per sua natura promuove e illumina il dialogo della verità: è infatti nella piena
verità che si avrà l’incontro definitivo a cui conduce lo Spirito di Cristo”.
L’unità
della Chiesa è dunque “radicata nella sua unione con Cristo” e la causa della piena
unità – ha detto infine il Papa lo scorso 29 giugno nella Solennità dei Santi Pietro
e Paolo – è sostenuta dalla sua preghiera e dalla sua promessa.