2011-01-12 14:11:17

La Chiesa in Messico chiede libertà educativa e rispetto dei diritti degli immigrati


Un appello alla libertà religiosa e al rispetto dei diritti degli immigrati – riferisce L’Osservatore Romano - è stato lanciato dall'arcivescovo di Léon e presidente della Conferenza episcopale del Messico, mons. José Guadalupe Martín Rábago. “Senza libertà religiosa - ha dichiarato il presule - non è possibile creare una società giusta e, di conseguenza, stabilire una pace autentica e duratura per l'intera famiglia umana”. Mons. Martín Rábago ha sottolineato “la necessità della libertà di educazione anche nelle scuole statali in modo che i genitori possano decidere il futuro dei loro figli. Se un Governo impone un'educazione religiosa di qualsiasi fede, o di educazione antireligiosa, direttamente o indirettamente, sarebbe una vera ingiustizia contro la libertà”. L'arcivescovo ha anche spiegato che “lo Stato deve essere più tollerante e accogliente. Nei Paesi moderni nessuna confessione religiosa è imposta come una religione di Stato. Tuttavia, la neutralità non impedisce la cooperazione. I funzionari pubblici devono esercitare il loro diritto alla libertà religiosa”. Infine l'arcivescovo di Léon ha ribadito che “la costruzione della pace richiede che i diritti umani di ogni cittadino vengano riconosciuti e rispettati e che lo Stato debba assicurare le condizioni adatte per essere correttamente esercitati. In questo momento di gravi violenze che il nostro Paese sta subendo non dobbiamo dimenticare che l'obiettivo rimane la pace autentica”. E a proposito di violenze, decine di immigrati centroamericani e alcuni attivisti del Messico hanno compiuto una marcia nel sud-est del Paese per protestare contro le violenze subite dai migranti clandestini che cercano di raggiungere gli Stati Uniti. I manifestanti hanno percorso circa trenta chilometri, dalla città di Arriaga (Chiapas) fino a Chahuites (Oaxaca). Durante la marcia i manifestanti hanno portato degli striscioni per denunciare le violazioni dei diritti dei migranti, l'abuso di autorità, l'incursione da parte delle forze di sicurezza e i sequestri di immigrati clandestini. A Chahuites i manifestanti hanno anche fatto una processione silenziosa. Chahuites è il luogo dove la criminalità organizzata avrebbe rapito lo scorso dicembre 50 centroamericani, la cui sorte è tutt'ora ignota. (R.G.)







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