La Chiesa in Messico chiede libertà educativa e rispetto dei diritti degli immigrati
Un appello alla libertà religiosa e al rispetto dei diritti degli immigrati – riferisce
L’Osservatore Romano - è stato lanciato dall'arcivescovo di Léon e presidente della
Conferenza episcopale del Messico, mons. José Guadalupe Martín Rábago. “Senza libertà
religiosa - ha dichiarato il presule - non è possibile creare una società giusta e,
di conseguenza, stabilire una pace autentica e duratura per l'intera famiglia umana”.
Mons. Martín Rábago ha sottolineato “la necessità della libertà di educazione anche
nelle scuole statali in modo che i genitori possano decidere il futuro dei loro figli.
Se un Governo impone un'educazione religiosa di qualsiasi fede, o di educazione antireligiosa,
direttamente o indirettamente, sarebbe una vera ingiustizia contro la libertà”. L'arcivescovo
ha anche spiegato che “lo Stato deve essere più tollerante e accogliente. Nei Paesi
moderni nessuna confessione religiosa è imposta come una religione di Stato. Tuttavia,
la neutralità non impedisce la cooperazione. I funzionari pubblici devono esercitare
il loro diritto alla libertà religiosa”. Infine l'arcivescovo di Léon ha ribadito
che “la costruzione della pace richiede che i diritti umani di ogni cittadino vengano
riconosciuti e rispettati e che lo Stato debba assicurare le condizioni adatte per
essere correttamente esercitati. In questo momento di gravi violenze che il nostro
Paese sta subendo non dobbiamo dimenticare che l'obiettivo rimane la pace autentica”.
E a proposito di violenze, decine di immigrati centroamericani e alcuni attivisti
del Messico hanno compiuto una marcia nel sud-est del Paese per protestare contro
le violenze subite dai migranti clandestini che cercano di raggiungere gli Stati Uniti.
I manifestanti hanno percorso circa trenta chilometri, dalla città di Arriaga (Chiapas)
fino a Chahuites (Oaxaca). Durante la marcia i manifestanti hanno portato degli striscioni
per denunciare le violazioni dei diritti dei migranti, l'abuso di autorità, l'incursione
da parte delle forze di sicurezza e i sequestri di immigrati clandestini. A Chahuites
i manifestanti hanno anche fatto una processione silenziosa. Chahuites è il luogo
dove la criminalità organizzata avrebbe rapito lo scorso dicembre 50 centroamericani,
la cui sorte è tutt'ora ignota. (R.G.)