2011-01-12 14:12:16

Francia: l'episcopato si pronuncia sul progetto di legge sulla bioetica


In vista del dibattito parlamentare, i vescovi francesi hanno espresso il loro punto di vista per quel che concerne alcune questioni di bioetica consegnando, ai deputati dell'Assemblea nazionale, una nota contenente alcune proposte per proteggere la dignità di tutti . Citando il rapporto finale degli Stati generali della bioetica — che si sono svolti nel primo semestre del 2009 — la Conferenza episcopale ribadisce che “la Francia è un Paese sovrano che non deve sottomettersi alla pressione internazionale in materia etica”. Mettere a punto la legislazione in materia di bioetica è, dunque, una “questione di umanità”. Il provvedimento - riferisce L’Osservatore Romano - depositato all'Assemblea nazionale il 20 ottobre 2010, è stato rinviato per l'esame a una commissione speciale presieduta da Alain Claeys e il cui relatore è Jean Leonetti, il padre del progetto di legge. I lavori della commissione, cominciati il 1° dicembre, prevedono una serie di audizioni di professionisti nel campo sanitario e di tavole rotonde sugli argomenti in discussione. Per la persona alla quale viene diagnosticata un'anomalia genetica, il provvedimento prende in considerazione i modi per facilitare l'informazione dei membri legati alla sua famiglia, stabilendo in anticipo, con il medico, le modalità di questa informazione in un documento scritto. I vescovi si chiedono se non sia il caso che l'interessato venga accompagnato da uno psicologo o da una persona di fiducia quando deve affrontare l'annuncio della diagnosi, e se, per rispettare la sua libertà, non occorra prevedere la possibilità di revocare quel documento. Il progetto di legge esamina inoltre il ricorso alla cosiddetta donazione incrociata di organi, nel rispetto del principio dell'anonimato, quando il donatore è incompatibile con il recettore, ma non affronta il tema della donazione post mortem, realizzata oggi secondo il regime del consenso presunto. “Perché non preferire il regime della scelta assunta prima della morte, più rispettosa della libertà?”, si chiede la Chiesa, auspicando in tal senso una maggiore campagna di informazione nelle famiglie. Per quanto riguarda la diagnosi prenatale, viene ritenuto giusto fornire notizie prima e dopo ogni esame e ricevere il “consenso libero e informato” della donna incinta. Ma in caso di rischio accertato, la donna “dovrebbe ricevere sistematicamente, salvo opposizione da parte sua, un'informazione sulla presa di coscienza dell'anomalia diagnosticata, senza che questa informazione sia discriminatoria nei confronti delle persone disabili”. “Un'informazione oggettiva sui risultati scientifici e sulle terapie ottenute permetterebbe un dibattito parlamentare di qualità”, scrivono i vescovi, secondo i quali dovrebbero essere presi in considerazione i progressi scientifici sulle cellule staminali adulte e i risultati delle ricerche sugli embrioni di animali. In conclusione, la Conferenza episcopale dichiara che “ una riflessione coerente sui valori fondamentali messi in gioco da scelte particolari darebbe un senso al valore etico che il divieto della ricerca sull'embrione umano promuove per il futuro della società: la protezione dei più vulnerabili è un bene per la società, e suo dovere”. (C.P.)







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