Australia. Almeno 16 morti per le inondazioni: preoccupante situazione a Brisbane
Il dramma delle inondazioni continua a devastare il nord est dell’Australia. Il bilancio
delle vittime, ancora provvisorio, è di almeno 16 morti. I dispersi, inoltre, sono
più di 60. Molteplici gli sforzi della Chiesa e della Caritas per aiutare la popolazione.
Benedetto XVI, tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum, ha donato 50 mila dollari.
L’emergenza in queste ore riguarda soprattutto la città di Brisbane, dove a destare
preoccupazione è lo straripamento dell’omonimo fiume. Migliaia di persone hanno lasciato
le loro case e hanno trovato rifugio nei centri di evacuazione. A Brisbane Amedeo
Lomonaco ha raggiunto telefonicamente Daniela Motta, in missione in Australia
con la sua famiglia con il cammino neocatecumenale:
R. – Questa
alluvione riguarda soprattutto la parte vicina al fiume di Brisbane. C'è l’alta marea,
il mare che spinge all’interno il fiume e il fiume che cerca di uscire verso il mare
e per questo sta straripando nella parte centrale della città che è la zona più bassa
rispetto al livello del mare. Tutta la parte orientale è completamente alluvionata
e così tutta una parte della City, che è stata costruita intorno al fiume. Per il
momento, hanno chiuso le arterie principali che portano all’interno della città e
sono state evacuate tutte le zone intorno al fiume, dove l’acqua è già arrivata al
tetto di alcune case. Mio marito e i miei figli sono andati a dare una mano e ci siamo
aiutati per quello che si poteva.
D. – A quale scenario si può accostare
la devastazione di questa alluvione?
R. – E’ come un vulcano in eruzione,
perché il fiume che entra lentamente dentro la città sembra lava che si espande e
per la quale non puoi fare niente, puoi solo guardare.
D. – Tra l’altro
è una situazione di emergenza nel Nord-Est dell’Australia che si protrae da diversi
giorni...
R. – E’ un mese che questa gente si sta dando da fare per
soccorrere prima il nord, poi Kenton e poi giù, giù a scendere fino a Brisbane. Quindi,
è proprio uno stato di allarme generale di una vasta area, di cui molta parte è rurale
e quindi è molto difficile da raggiungere.
D. – Sono arrivati aiuti
economici da diversi Paesi, anche dal Papa, tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum.
Questa solidarietà, oltre ad essere un aiuto concreto, è anche un importante segnale
di speranza per il futuro. Un gesto, quello del Santo Padre, che sottolinea la vicinanza
della Chiesa alla popolazione...
R. – Penso che sia importante soprattutto
il fatto che sentano la vicinanza del Santo Padre, non solo economicamente – chiaramente
– perché questo è un luogo dove la gente ha bisogno soprattutto di un supporto spirituale:
quello che ci vuole è proprio sentire che il Signore ci è vicino, che non siamo abbandonati
e che la Chiesa è presente. Quello che non hanno fatto i soldi qui, può farlo solo
la Chiesa. In Australia la gente non sta male, non si vive male. Si vive male da un
punto di vista umano, in senso psicologico. La gente non sa a chi rivolgersi, soprattutto
durante eventi come questo, dove i soldi non possono niente: non possono fermare l’alluvione;
si può ricostruire, ma non è la stessa cosa. Psicologicamente la gente, quando è affranta
e afflitta, quando ha perso i propri cari, non ha bisogno dei soldi: le preghiere
invece fanno tanto! (ap)