2011-01-11 14:30:53

Svizzera: la Chiesa favorevole all’iniziativa per la protezione contro le armi


Urne aperte, in Svizzera, il prossimo 13 febbraio: in ballo, l’approvazione o meno del progetto di legge “Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi". Il documento prevede, tra le altre cose, l'obbligo per i militari di lasciare le armi individuali nelle caserme (mentre oggi le custodiscono a casa); l’istituzione di un registro nazionale delle armi da fuoco; il divieto di detenzione di armi automatiche e fucili a pompa e misure più restrittive per il porto d’armi, che verrà rilasciato solo dopo avere attestato il bisogno e le capacità del richiedente. L’iniziativa vede favorevole la commissione Giustizia e Pace dei vescovi svizzeri i quali, in una nota, ribadiscono: “L’iniziativa dona maggiore libertà e sicurezza a donne e bambini e contribuisce alla prevenzione del suicidio”. Per questo, Giustizia e Pace sottolinea come “il controllo che lo Stato esige sulla detenzione e la vendita delle armi è obiettivamente, politicamente e proporzionalmente giustificato”, perché “la libertà e la sicurezza sono beni essenziali”. E i presuli svizzeri continuano: “Lo Stato, a pieno titolo, fa molto per proteggere la vita sociale in diversi ambiti. La protezione contro l’uso abusivo delle armi fa parte, innegabilmente, dei suoi doveri. Ciò non significa soltanto impedire la violenza effettiva delle armi, ma anche i rischi che le accompagnano. E questi rischi presentano spesso un peso molto pesante per donne e bambini”. Quanto alle restrizioni che vengono proposte per i tiratori sportivi, i cacciatori o i collezionisti di armi, i vescovi ribadiscono che esse “non rimettono affatto in causa le loro attività”, anzi sono “proporzionali e sopportabili, alla pari dei controlli di sicurezza negli aeroporti o dell’obbligo della formazione per i proprietari di cani”. Infine, Giustizia e Pace richiama al “vero senso di responsabilità che non si afferma solo attraverso un semplice appello alla libertà e alla responsabilità individuale, ma soprattutto tramite l’accettazione di limiti alla propria libertà in vista del bene comune”. (A cura di Isabella Piro)







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