Sudan: alla vigilia del voto le preoccupazioni di mons. Gassis per la Chiesa del
Nord
Mons. Macram Max Gassis, vescovo di El Obeid, diocesi del Sudan nordorientale, lancia
l’allarme sui rischi che comporterebbe la secessione alla vigilia del referendum per
l’indipendenza del sud del Sudan, le cui urne si apriranno domani nel Paese. Il risultato
di tale consultazione elettorale è dato per certo, anche perché il referendum è previsto
dall’accordo di pace raggiunto nel 2005 a Nairobi, in Kenya, dopo una guerra di oltre
20 anni sobillata dal Movimento di liberazione del popolo sudanese contro il governo
centrale. Secondo l’accordo, bisognava prevedere un tempo di cinque anni prima di
procedere al referendum, ma in questo periodo, cosa che non è stata fatta, il governo
avrebbe dovuto adottare una politica volta a convincere le popolazioni del sud a mantenere
l’unità dello Stato. “Si dovranno fare i conti con la realtà dura di migliaia di sudanesi
rientrati nel sud, dove non hanno nulla”, è il timore del vescovo che racconta all'agenzia
Fides come i rientri siano iniziati da tempo: 50mila nella contea di Twic, nel nord
Bahr El Ghazal; altri 4 milioni dall’area della capitale unitaria Khartoum sarebbero
pronti a tornare. “Siamo di fronte a una potenziale tragedia umanitaria”, insiste
il presule, preoccupato anche per le sorti della Chiesa del nord in caso di secessione:
“Che ne sarà di noi una volta che il Sudan si sarà diviso in uno Stato meridionale
animista e cristiano e in uno settentrionale a maggioranza islamica? – si chiede –
Temo che cattolici, copti e ortodossi rischino di diventare cittadini di seconda classe
o, peggio, vittime di vere e proprie persecuzioni”. (R.B.)