Referendum in Sudan: alta affluenza alle urne. Violenze nell'Abiyei
I cittadini del Sud Sudan da ieri, dunque, alle urne per il referendum sull’indipendenza
della regione. Altissima l’affluenza anche se mancano ancora dati ufficiali, ma il
voto andrà avanti fino al 15 gennaio. Il primo giorno delle consultazioni si è svolto
in un clima di relativa calma. Ma sono comunque avvenuti scontri nella zona petrolifera
dell’Abiyei con un bilancio di almeno 33 morti. A rendere la situazione nella regione
particolarmente tesa sono gli interessi in gioco nella gestione delle risorse naturali.
Sentiamo Enrico Casale, giornalista esperto di Africa della rivista Popoli,
intervistato da Stefano Leszczynski.
R. – Quello
del petrolio è il nodo più importante che dovrà essere sciolto tra il Nord e il Sud
Sudan, perché la maggior parte delle riserve petrolifere sono al Sud, però il Sud
non ha strumenti – cioè, non ha gli oleodotti, non ha le strutture – per riuscire
ad esportarle. Quindi comunque dovrà far riferimento al Nord del Sudan.
D.
– Altrettanto importante è la risorsa dell’acqua…
R. – Il problema dell’acqua
si lega alla questione più grossa della gestione delle risorse idriche del bacino
del Nilo: queste sono regolate da accordi internazionali del 1959, in cui l’Egitto
ha una posizione dominante. Sostanzialmente, tutte le risorse idriche del bacino del
Nilo possono essere gestite solamente sotto il controllo dell’Egitto. La nascita di
un nuovo Stato potrebbe scompaginare l’ordine che si è creato fino ad oggi.
D.
– Ci saranno grandi difficoltà nel momento in cui bisognerà realizzare concretamente
la nascita del nuovo Stato…
R. – Sì: la classe politica del Sud Sudan
probabilmente non è ancora pronta alla gestione di un Paese che ha bisogno di tutto.
Si tratterà di gestire risorse petrolifere ed idriche che danno proventi molto alti
e che rischiano di finire in corruzione e non in servizi alla popolazione.
D.
– Com’è la situazione per quanto riguarda, ad esempio, il Darfur? Anche questa regione
potrebbe seguire, in futuro, la stessa strada del Sud Sudan?
R. – Per
il momento, no. Anche perché gli accordi di pace tra Khartoum e i movimenti ribelli
sono ancora in alto mare. Però, in futuro potrebbe seguire l’esempio del Sud Sudan.
Teniamo presente, però, anche un’altra cosa, di cui si parla molto poco: che oltre
alla regione dell’Abyei, potrebbero esserci problemi con altre due regioni del Nord
del Sudan. Le montagne Nuba, che sono una regione tradizionalmente abitata da popolazioni
nere che non sono mai state fedeli al regime di Khartoum. Per esse, non è ancora previsto
il referendum, però verrà fatto un censimento e probabilmente quelle stesse popolazioni
pretenderanno un referendum anch’esse. Poi, c’è la regione del “blue Nile”, dove c’è
la diga più grande del Sudan dalla quale si ricava molta energia elettrica per il
Paese, dove la popolazione è nera e musulmana ma non è fedele al governo di Khartoum.
(gf)