Strage in Usa: sei i morti, grave la deputata Giffords, arrestato l’attentatore
Strage ieri negli Stati Uniti. Un uomo ha sparato sulla folla a Tucson, in Arizona,
durante un incontro con gli elettori della parlamentare democratica Gabrielle Giffords.
Ferita alla tempia ed operata d’urgenza, la donna, inizialmente creduta morta, è grave.
Nella sparatoria sono morte sei persone e 12 sono i feriti, oltre all’attentatore
che è stato tratto in arresto. Si cerca un complice. Il servizio di Roberta Barbi:
Era appena
iniziato il suo incontro pubblico in un supermercato di Tucson quando un uomo, identificato
poi come Jared Loughner, 22 anni, gli si è avvicinato gridando frasi sconnesse ed
ha iniziato a sparare all’impazzata. Gabrielle Giffords, 40 anni, al suo terzo mandato
come rappresentante democratica per l’Arizona al Congresso, considerata una paladina
della riforma sanitaria, è stata colpita alla tempia da distanza ravvicinata ed operata
d’urgenza. Il proiettile, riferiscono i medici dell’ospedale, ha avuto effetti devastanti
e potrebbe rendersi necessario un nuovo intervento chirurgico, ma per ora la parlamentare,
sebbene in stato di salute critico, è sveglia ed ha riconosciuto il marito. Nell’attentato
sono rimasti uccisi un assistente della Giffords, una bambina di 9 anni, un giudice
federale e tre pensionati, mentre alcuni dei feriti versano in gravi condizioni. L’Fbi,
cui è stato consegnato il responsabile della strage, sta cercando un complice del
quale sarebbe già stata fatta circolare una foto, mentre Fox News Channel riferisce
che le autorità stanno indagando su un pacco sospetto inviato prima della sparatoria
all’ufficio del deputato Giffords, già oggetto di atti vandalici nei mesi scorsi.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è intervenuto sull’accaduto, definendolo
“una tragedia per l’Arizona e per l’intero Paese, un atto insensato che non deve trovare
posto in una società libera”. “Chiedo a tutti gli americani – ha aggiunto il numero
uno della Casa Bianca – di unirsi a me e a Michelle nel ricordare nelle nostre preghiere
il deputato Giffords, le vittime di questa tragedia e le loro famiglie”.
Ancora
proteste in Algeria e Tunisia: nuovi scontri tra polizia e manifestanti a Tala
Notte
tranquilla in Algeria, teatro da giorni di violente proteste contro il caro vita e
la disoccupazione, ma la “rivolta del pane” riesplode in Tunisia. Almeno quattro persone
sono state uccise e altre sei sono rimaste gravemente ferite da colpi d'armi da fuoco
in incidenti avvenuti nella notte nella città centro-occidentale di Tala. Oggi giornata
decisiva per capire se l'annuncio di nuove misure eccezionali adottate dal governo
per ridurre i prezzi di olio e zucchero, avrà l'effetto desiderato. Il servizio di
Amina Belkassem:
Sono un
migliaio gli arresti compiuti in Algeria dall’inizio delle proteste che, da mercoledì
scorso, stanno scuotendo un po’ tutto il Paese maghrebino. Secondo il ministro dell’Interno
si tratta in gran parte di minori, sorpresi anche dalle numerose telecamere piazzate
in particolare ad Algeri mentre commettevano atti di vandalismo o furti. Grave anche
il bilancio ufficiale delle vittime degli scontri: tre manifestanti sono morti, mentre
oltre 800 persone sono rimaste ferite, fra cui circa 700 agenti di polizia. Ieri è
tornata la calma nella capitale mentre nuove proteste sono state registrate in diverse
regioni: dalla Kabilia fino ad Annaba nell’Est e, per la prima volta, anche lungo
la frontiera con il Marocco, a Bechar e Maghnia. Sarà decisiva la giornata di oggi
per capire se le misure annunciate dal governo per tentare di ridurre i prezzi di
olio e zucchero, all’origine della protesta, riusciranno a riportare la calma nel
Paese.
Niger: rapiti e uccisi due francesi
Dopo il sequestro,
l’omicidio nel corso di un blitz delle Forze di sicurezza. Sono morti così ieri sera,
secondo una nota diramata dall’Eliseo, due cittadini francesi rapiti in un ristorante
di Niamey, capitale del Niger, lo scorso venerdì. Il sequestro non era stato rivendicato,
né si conosce l’identità degli assassini. La polizia indaga sul gruppo terroristico
Al Qaida nel Maghreb Islamico (Aqmi) che ha detenuto - agendo insieme a bande di ribelli
e predoni della regione - diversi ostaggi occidentali, quasi tutti rilasciati dopo
lunghe trattative.
Afghanistan
In Afghanistan cinque persone,
tra cui un bambino, sono rimaste uccise e altre tre ferite nel corso di violenti scontri
tra le truppe internazionali e i talebani nella provincia di Helmand. Lo riferisce
una dichiarazione diffusa dall'ufficio del governatore provinciale, secondo cui non
é chiaro chi sia direttamente responsabile della morte dei civili. Intanto nell’est
del Paese ancora una vittima tra i soldati dell’Isaf: si tratta di un sottufficiale
francese, morto per lo scoppio di un ordigno rudimentale. Lo hanno reso noto la stessa
Isaf a Kabul e l'Eliseo a Parigi. Sale così a 10 il numero dei soldati caduti sul
terreno dall’inizio del nuovo anno.
Egitto
“Non c’è mai stata
differenza fra copti e musulmani, davanti ai giudici sono tutti uguali”. Così il presidente
egiziano Hosni Mubarak nel suo discorso per la Giornata della giustizia. “Tutti sanno
che la Costituzione egiziana dal 1923 permette la libertà di credo ha ribadito Mubarak,
condannando ogni forma di terrorismo e integralismo, a poco piu' di una settimana
dall'attentato di Capodanno alla Chiesa dei Santi di Alessandria, costato la vita
a 23 persone.
Nigeria
Nuova ondata di violenza a Jos in Nigeria
dove nelle ultime 24 ore almeno 19 persone sono morte nel corso di scontri interreligiosi.
Secondo fonti di polizia, la miccia è stata innescata dall’attacco ad un bus di credenti
islamici avvenuto nella mattinata di ieri, nel villaggio cristiano di Dogo Nahauwa,
costato la vita ad 8 persone. Gli aggressori, secondo testimoni, erano armati di machete
ed hanno preso di mira gli invitati ad un matrimonio. Poche ore dopo, nel quartiere
di Kwararasa, ad est della città, sono esplosi disordini, erette barricate, bruciati
copertoni di auto.
Messico: giornata di sangue ad Acapulco, 24 morti di
cui 15 decapitati
Non si arresta in Messico la guerra tra i cartelli della
droga. E' di 24 morti, il bilancio del massacro perpetrato ieri dal narcotraffico
nella località balneare di Acapulco. Tra le vittime anche 15 giovani tra i 25 e i
30 anni, trovati decapitati di fronte a un centro commerciale. In serata anche un
attacco ad una stazione di polizia in un quartiere della città: feriti alcuni agenti.
Le autorità hanno diramato un allarme rosso a tutte le forze di sicurezza di Acapulco.
Iran:
cresce l’attesa per la ripresa dei colloqui sul nucleare
Teheran è in grado
di produrre in modo indipendente piastre e barre di combustibile nucleare. A dichiararlo
è il capo dell'agenzia atomica e ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi,
che ha riportato in primo piano il controverso programma nucleare della Repubblica
Islamica. Queste dichiarazioni giungono a pochi giorni dalla ripresa dei negoziati
del gruppo 5+1, fissata per il 20 gennaio a Istanbul. Salvatore Sabatino ne
ha parlato con il collega Antonello Sacchetti, autore del libro: “Iran: la
resa dei conti”:
R. - Si
tratta ancora di una strategia che l’Iran ha adottato quasi sempre, in questi ultimi
quattro-cinque anni: cioè, presentarsi al tavolo delle trattative da una posizione
di forza, non da una posizione di debolezza, e mi sembra anche abbastanza evidente.
Che poi le dichiarazioni in questo caso corrispondano al vero, è tutto da dimostrare.
In passato, abbiamo sentito anche “sparate” più clamorose; in realtà, poi, mi sembra
che nei fatti si sia ancora molto lontani da un dato effettivo.
D.
- Questa strategia non peggiora i rapporti con la comunità internazionale?
R.
- In due occasioni si è stati ad un passo da una conclusione positiva di questa “querelle”
infinita. Una è stata nell’ottobre 2009 quando, di fatto, sembrava che attraverso
l’Aiea si fosse arrivati ad una soluzione; l’altra è stata qualche mese più tardi,
quando l’Iran, riprendendo in realtà buona parte dei punti-chiave di quell’accordo
e adattandoli ad altre questioni, aveva raggiunto l’accordo con Brasile e Turchia
che sostanzialmente prevedeva un arricchimento all’estero: di quello, probabilmente,
si ricomincerà a parlare tra poche settimane ad Istanbul. Sicuramente, l’Iran non
vuole dare l’impressione - e questo lo fa anche per questioni di politica interna
- di accettare un diktat dalla comunità internazionale. In questo, bisognerà vedere
quali saranno gli interessi dei singoli partecipanti agli incontri, cioè quanto la
Russia - ad esempio - sia disposta a concedere: i rapporti tra Iran e Russia, probabilmente,
sono molto più importanti di quanto si creda nell’ambito di questa controversia sul
nucleare.
D. - Oggi, l’Iran che Paese è?
R.
- L’Iran è un Paese che non si trova sul punto di un cambiamento come probabilmente
troppi credevano o speravano nel 2009; è un Paese che sta vivendo una fase di crisi
anche molto lunga, forse anche molto più lunga di quello che gli stessi iraniani si
aspettassero. E’ una crisi strutturale: è un sistema che dopo quasi 32 anni dalla
creazione della Repubblica islamica, sta facendo i conti con una serie di complicazioni
che sono intervenute con il normale sviluppo di un Paese. E’ un Paese complesso, un
Paese giovane, un Paese che, da un punto di vista energetico, ha risorse quasi illimitate
ma che ha una struttura economica obsoleta, vecchia … Tutto questo si lega con una
nuova concezione, con una nuova percezione del concetto di cittadinanza maturata anni
fa, cioè dagli anni di Khatami in poi, e quindi anche con richieste – da parte degli
iraniani stessi – che sono molto diverse da quelle di 15 o 20 anni fa! (gf)
Medio
Oriente
Un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza è finito a sud di Israele,
nel deserto occidentale del Neghev, senza causare feriti. Lo ha riferito un portavoce
dell'Esercito israeliano. Da sabato sono stati sparati da Gaza verso il territorio
israeliano sette proiettili, tra razzi e colpi di mortaio. Uno di questi ha ferito
tre lavoratori thailandesi e un colono ebraico in un kibbutz.
Diossina:
Cia, evitare allarmismi i prodotti italiani sono sicuri
Resta alta l’allerta
in tutta Europa, dopo che in Germania 5 mila allevamenti sono stati chiusi per contaminazione
da diossina. “Nessun pericolo in Italia. Bisogna evitare pericolosi allarmismi. Per
quanto riguarda le importazioni, i controlli sono rigidi e funzionano”. Così la Cia,
Confederazione italiana agricoltori in merito all'emergenza degli alimenti contaminati.
Sulla questione è intervenuto anche il ministro della salute italiano Ferruccio Fazio
che ha ribadito: “nessun Paese ha chiuso o ha intenzione di chiudere le frontiere:
se dovessero esserci dubbi su alcuni alimenti saranno ritirati dal commercio”. (Panoramica
internazionale a cura di Cecilia Seppia)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 9
E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.