L'esperienza di padre Giulio Albanese, da 20 anni collaboratore della Radio Vaticana
per informare sull'Africa
L’Africa, con le sue emergenze spesso drammatiche, ma anche con il difficile tentativo
di intraprendere la strada verso la stabilità e il progresso, rappresenta un tema
privilegiato per la Radio Vaticana. Da vent’anni, con analisi, cronache e interviste,
ci aiuta in questo compito il padre comboniano Giulio Albanese, per anni missionario
nella regione dei Grandi Laghi e attualmente responsabile delle riviste delle Pontificie
Opere Missionarie. Attraverso i suoi servizi abbiamo approfondito il dramma della
Somalia, il conflitto etnico in Rwanda e Burundi, sino alle più recenti situazioni
in Sudan e Costa d’Avorio. Su questa esperienza di informazione sul continente africano,
Giancarlo La Vella ha intervistato lo stesso padreGiulio Albanese:
R. - Anzitutto
è stata un’esperienza avvincente, perché davvero mi ha permesso di seguire la cronaca
delle Afriche quotidianamente e, credo che sia doveroso dirlo, la pagina internazionale
della Radio Vaticana è davvero unica nel suo genere e questo sento di esprimerlo non
solo a titolo personale, ma anche a nome del mondo missionario e degli africani che
seguono questo programma fedelmente, tutti i giorni. Detto questo l’Africa, a mio
avviso, ha sperimentato sicuramente situazioni di progresso. Per esempio, dal 2000
ad oggi vi è stata comunque una diminuzione dei conflitti, però è anche vero che purtroppo
non vi sono stati – per quanto riguarda le classi dirigenti - quei cambiamenti auspicati
dalla società civile. Tutto questo ci fa capire che il cammino è ancora tutto in salita.
A prescindere dalle risorse umane, l’Africa ha grandissime potenzialità, soprattutto
per quanto concerne le fonti energetiche; ha minerali pregiatissimi … eppure, ancora
oggi rappresenta la metafora del sottosviluppo. In questo senso io credo che il vostro
modo di fare informazione e a cui, nel mio piccolo, io ho partecipato sia un modo
davvero di dare voce a chi non ha voce.
D. - L’errore che spesso si
fa nel guardare all’Africa, è considerarla una realtà omogenea, ma forse così non
è, e quindi occorre un approccio diversificato…
R. – In effetti, in
Africa ci sono oltre 800 etnie, vale a dire 800 popoli, e questo naturalmente è sintomatico
di una realtà estremamente complessa, articolata. E’ davvero, l’Africa, un crogiolo
di culture ancestrali! La sfida, guardando al futuro nelle relazioni tra Nord e Sud,
è proprio quella di capire che dobbiamo incontrarci, all’appuntamento del dare e del
ricevere: questa è cooperazione! Capire che l’Africa non chiede semplicemente beneficenza,
chiede innanzitutto il riconoscimento della propria dignità! Anche perché, poi, l’Africa
è capace di dare e di dare molto. Questo a significare inoltre che l’Africa ha anche
risorse di pensiero che vanno certamente valorizzate. Anche noi possiamo imparare
dalle Afriche.
D. - Come è stata e com’è l’Africa di padre Giulio Albanese?
R.
- Certamente in questi anni mi è capitato, proprio con la Radio Vaticana, di seguire
le principali aree di crisi: dal Corno d’Africa, alla regione dei Grandi Laghi. Quello
che ho notato è che c’è sempre stata una grande disponibilità, non solo da parte dei
missionari ma anche della gente del posto, della società civile, a passare informazioni.
C’è, comunque, anche un’Africa che sorride, c’è un’Africa che, a mio avviso, è in
grado davvero di compiere prodigi; c’è un’Africa fatta di colori, di tradizioni, di
lingue, di espressione ... L’Africa è per certi versi innanzitutto e soprattutto comunicazione
e per questo noi occidentali, nei suoi confronti, non possiamo continuare a fare “orecchie
da mercante”. Certo, raccontare “in diretta” le ingiustizie e le sopraffazioni, storie
che io ho visto e che ho cercato di raccontare, credo che sia stato un servizio a
quel Continente, a tanta gente di buona volontà, che da quelle parti ha davvero un
grande desiderio di voltare pagina. Credo che il contributo dell’informazione sia
stato davvero importante e sono contento di esserne stato parte e strumento, anche
attraverso la Radio Vaticana. (ma)