2011-01-08 15:13:12

Rientro in Iraq del leader radicale sciita Moqtada: “Via gli americani”


In Iraq, primo discorso pubblico oggi per l’imam radicale sciita, Moqtada al-Sadr, dopo il suo rientro nel Paese del Golfo dall’esilio volontario in Iran. Parlando a Najaf, il leader ha garantito l’appoggio al governo di Baghdad, dove ci sono alcuni ministri appartenenti alla sua formazione, e nello stesso tempo ha esortato gli iracheni alla resistenza nei confronti degli americani. Ma quali possono essere i suoi obiettivi? Eugenio Bonanata ha sentito l'opinione di Alberto Negri, esperto dell’area ed inviato speciale del Sole 24 ore:RealAudioMP3

R. – Il suo obiettivo è quello di condizionare fortemente la politica irachena e lo fa in due modi: da una parte, stando appunto nell’esecutivo, ma dall’altra parte soprattutto agitando la piazza. Il suo seguito è molto forte nelle città sciite del sud, in particolare nella città santa di Najaf, ma anche a Nassirya e in altre zone dell’Iraq, come i quartieri sciiti di Baghdad. Appartiene ad una famiglia politica che ha mille anni di storia e i cui esponenti sono stati, tra l’altro, impiccati dallo stesso Saddam Hussein: credenziali insomma di resistenza e di rivoluzionario che ne fanno un leader politico di primo piano. Un leader politico di primo piano che, in qualche modo, ha comunque un obiettivo fondamentale: quello di prendere in mano la rappresentanza non solo politica, ma forse anche religiosa, degli sciiti in Iraq; rappresentanza che gli è contrastata in questo momento dal grande ayatollah Ali al-Sistani, che ha una visione tutt’altro che estremista, ma piuttosto moderata.

D. – Moqtada al-Sadr ha anche invocato la resistenza nei confronti degli americani...

R. – Certo. Ricordiamo che è un uomo politico che a un certo punto era uno dei più ricercati da parte degli americani. Poi, anche gli Stati Uniti sono dovuti arrivare ad una sorta di mediazione con l’ala più radicale degli sciiti, rappresentata da Moktad Al-Sadr, che vuole avere una fortissima parola politica sul destino del Paese.

D. – Il suo rientro contribuirà a ristabilire le condizioni di sicurezza nel Paese?

R. – In qualche modo sì. La stabilità probabilmente ci sarà nel momento in cui verranno assicurati agli esponenti del movimento sadrista consistenti posti nell’amministrazione, non soltanto del governo, ma nell’amministrazione sociale del Paese. I sadristi già occupano posti importanti nel campo della sanità. E’ questo che a loro interessa: penetrare nella società e in qualche modo condizionarla dall’interno.

D. – Infatti, parlando dell’opposizione agli americani, Moqtada ha detto che non ci sarà un’opposizione armata, ma sarà un’opposizione di tipo culturale. Dunque, se vogliamo, una opposizione di altra natura...

R. – Certo, ma questo è il risultato di questi quattro anni di esilio in Iran. Dopo, in qualche modo, aver gettato le armi, Moktad Al-Sadr è andato in Iran dove è stato indottrinato dal regime iraniano, che vuole fare del movimento sadrista probabilmente una sorta di fotocopia degli hezbollah libanesi, che sappiamo non sono solo bene armati, ma sono soprattutto uno Stato dentro lo Stato.(ap)







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