La solidarietà dei cardinali Tettamanzi e Scola alla Chiesa copta ortodossa
La solennità dell’Epifania appena passata è stata un’occasione di preghiera per le
vittime dell’attentato di Capodanno alla chiesa copta ortodossa di Alessandria d’Egitto.
Un ricordo particolare delle vittime è stato fatto dal patriarca di Venezia, cardinale
Angelo Scola, nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica di San Marco. Durante
l’offertorio, 12 rose rosse sono state portate all’altare e al termine della celebrazione
poste sull’altare della Madonna Nicopeia, icona particolarmente cara ai veneziani:
questa offerta, detta “bócolo”, appartiene alla tradizione locale e in genere si ripete
ogni anno il 25 aprile, giorno in cui la Chiesa festeggia la memoria liturgica di
San Marco, ma stavolta è stata anticipata in segno di solidarietà con la Chiesa alessandrina
nata, al pari di quella veneziana, grazie all’azione missionaria dell’evangelista
Marco. Il Patriarca di Venezia ha accompagnato il gesto dicendo: "I martiri danno
la vita per Cristo, guidati non solo da una stella, come i Magi, ma dallo Spirito
di Gesù morto e risorto per noi. Per tutti gli uomini credenti o non credenti essi
indicano la via della libertà religiosa e della pace". Anche l’arcivescovo di Milano,
cadinale Dionigi Tettamanzi, ha fatto riferimento alla vicenda e riprendendo le parole
del profeta Isaia ha manifestato la speranza di “costruire la nuova Gerusalemme” pur
in giorni così difficili. “Il sentimento comune è quello della delusione dell’incertezza
del futuro: l’attesa manifestazione di Dio tarda ad apparire – ha detto il porporato
nell’omelia in Duomo – il ritardo della manifestazione del Signore terminerà quando
il popolo di Gerusalemme accetterà di fuggire dall’ingiustizia”. C’è, dunque, bisogno
di “un nuovo esodo”, inteso come la conversione del cuore. L’arcivescovo, durante
la celebrazione con i Migranti per la Festa dei Popoli, ha espresso solidarietà a
ortodossi e copti alla vigilia del loro Natale, che ricorre oggi, e invitato i fedeli
a pregare affinché cessino violenze e persecuzioni. “Tutti, nella misura in cui siamo
consapevoli di essere una sola famiglia umana, abbiamo la nostra parte di responsabilità
nel processo di integrazione degli immigrati”, ha aggiunto il porporato richiamando
le parole di Benedetto XVI sull’unità dell’intera famiglia umana nel messaggio per
la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. (A cura di Roberta Barbi)