In aumento i casi di violenza sessuale ad Haiti. La denuncia di Amnesty International
Dopo il terremoto e l’epidemia di colera un’altra piaga sta colpendo Haiti: si tratta
dei casi di violenza sessuale contro le donne, che hanno registrato un’impennata nell’ultimo
anno. A denunciare il fenomeno è stata Amnesty International in un rapporto diffuso
ieri a Londra. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce
della sezione italiana dell’organizzazione per i diritti umani:
R. - Purtroppo,
sì! Le donne che a decine di migliaia hanno dovuto e devono ancora fare i conti con
il fatto di aver perso i propri cari, la casa, i beni personali durante il terremoto
di un anno fa, aggiungono a tutto questo un trauma ulteriore, drammatico: quello
di vivere ogni giorno, e soprattutto ogni notte, sotto la costante minaccia di violenza
sessuale. Questo è uno scandalo inaccettabile, che aggiunge dolore al dolore, trauma
al trauma e a cui le nuove autorità di Haiti, il nuovo governo appena eletto, devono
al più presto porre rimedio.
D. - Qual è l’ampiezza del fenomeno?
R.
– Il fenomeno ha proporzioni drammatiche. Nei primi cinque mesi successivi al terremoto,
sono stati segnalati oltre 250 casi di stupro, dunque più di uno al giorno, e a un
anno di distanza, l’ufficio di un gruppo locale che offre sostegno alle donne, riceve
ogni giorno persone che intendono denunciare uno stupro. Se a questo aggiungiamo che
c’è una scarsa fiducia nei confronti delle forze di polizia e che, dunque, molti casi
di stupro non vengono nemmeno denunciati, direi che siamo di fronte ad un fenomeno
dalle proporzioni davvero drammatiche.
D. - Cosa si può fare per risolvere
questo problema?
R. - Intanto, le Organizzazioni internazionali che
sono ancora impegnate nella fase di ricostruzione post terremoto, devono avere in
mente che il bisogno di protezione delle donne e delle ragazze, non deve essere più
trascurato; ancora più concretamente, occorre che il nuovo governo dia un segnale
preciso, garantendo il controllo e dunque la presenza di forze di polizia all’interno
dei campi, delle tendopoli, dove vive ancora oltre un milione di persone che ha subito
le conseguenze del sisma dello scorso gennaio. Il secondo segnale che deve dare il
governo di Haiti è di avviare immediatamente processi nei confronti dei responsabili
di stupro. Nonostante il sistema complessivo amministrativo dell’isola sia ancora
al collasso, un segnale va dato a tutti i costi. Non è ammissibile che a un anno dopo
il terremoto, ancora continui questo scandalo della violenza sessuale.
D.
– Dunque, complessivamente la situazione nel Paese si fa sempre più grave ...
R.
- Sì. Purtroppo, in generale non si è tenuto conto di questioni riguardanti i diritti
umani nel Paese e soprattutto non si è tenuto conto - eppure lo si sapeva - del fatto
che già prima del terremoto la violenza sessuale ad Haiti era diffusa, endemica anche
nei confronti di ragazzine. Se a questo aggiungiamo che dalla Repubblica domenicana
si inizia a rinviare le persone che erano state costrette a lasciare Haiti dopo il
terremoto, credo che la situazione, se non c’è un intervento deciso del nuovo governo
e della Comunità internazionale sul piano dell’emergenza umanitaria, potrà addirittura
peggiorare.
D. - Va sottolineato, appunto, che il fenomeno della violenza
sessuale è comunque sempre esistito nel Paese ...
R. - E’ sempre esistito,
ma proprio per questo bisognava avere una maggiore attenzione, perché è chiaro che
in una situazione di collasso del sistema amministrativo e giudiziario, in una situazione
nella quale ovviamente la sicurezza viene meno, era proprio ai più vulnerabili e alle
più vulnerabili che bisognava prestare attenzione. Se oggi ancora, ogni giorno, ci
sono denuncie di stupro, è evidente che questo non è stato fatto. (ma)