Il Papa nella solennità dell'Epifania: la Parola di Dio è la vera stella che ci offre
lo splendore della verità
Nella solennità dell’Epifania del Signore, Benedetto XVI ha presieduto stamani la
Santa Messa nella Basilica di San Pietro. Nell’omelia, il Santo Padre ha sottolineato
che la Parola di Dio è la vera stella che “nell’incertezza dei discorsi umani, ci
offre l’immenso splendore della verità divina”. Il Papa ha quindi esortato a lasciarsi
“guidare dalla stella che è la Parola di Dio”, a seguirla nella nostra vita, “camminando
con la Chiesa, dove la Parola ha piantato la sua tenda”. “La nostra strada – ha aggiunto
- sarà sempre illuminata da una luce che nessun altro segno può darci”. Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
(musica)
Il
Papa nell’omelia ripercorre il cammino dei Magi alla ricerca del Messia. I Magi –
spiega il Santo Padre – “erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo,
ma non per cercare di ‘leggere’ negli astri il futuro”. Erano piuttosto uomini “in
ricerca” della vera luce “che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella
vita".
“Erano persone certe che nella creazione esiste quella che
potremmo definire la 'firma' di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire
e decifrare”.
Il modo per conoscere meglio i Magi e cogliere il
loro desiderio di lasciarsi guidare dai segni di Dio – aggiunge il Papa - è quello
di soffermarsi “a considerare ciò che essi trovarono, nel loro cammino, nella grande
città di Gerusalemme”. Anzitutto incontrarono il re Erode, “un uomo di potere che
nell’altro riesce a vedere solo un rivale da combattere”.
“Erode
è un personaggio che non ci è simpatico e che istintivamente giudichiamo in modo negativo
per la sua brutalità. Ma dovremmo chiederci: forse c’è qualcosa di Erode anche in
noi? Forse anche noi, a volte, vediamo Dio come una sorta di rivale? Forse anche noi
siamo ciechi davanti ai suoi segni, sordi alle sue parole, perché pensiamo che ponga
limiti alla nostra vita e non ci permetta di disporre dell’esistenza a nostro piacimento?”.
“Quando
vediamo Dio in questo modo – osserva il Papa - finiamo per sentirci insoddisfatti
e scontenti”, perché non ci lasciamo guidare dal Signore. “Dobbiamo togliere dalla
nostra mente e dal nostro cuore l’idea della rivalità” e aprirci alla certezza che
Dio è l’amore onnipotente che non toglie nulla”. Il Pontefice ricorda poi che i Magi,
dopo Erode, incontrano gli studiosi, i teologi, gli esperti delle Sacre Scritture.
Ma come afferma Sant’Agostino, amano essere guide per gli altri, indicano la strada,
ma non la percorrono.
“Per loro le Scritture diventano una specie
di atlante da leggere con curiosità, un insieme di parole e di concetti da esaminare
e su cui discutere dottamente. Ma nuovamente possiamo domandarci: non c’è anche in
noi la tentazione di ritenere le Sacre Scritture, questo tesoro ricchissimo e vitale
per la fede della Chiesa, più come un oggetto per lo studio e la discussione degli
specialisti, che come il Libro che ci indica la via per giungere alla vita?”.
Dovrebbe
sempre nascere in noi – sottolinea il Papa – la disposizione profonda a vedere la
parola della Bibbia come la verità che è “la via da percorrere quotidianamente”, insieme
con gli altri. Un altro elemento fondamentale del percorso dei Magi alla ricerca
del Messia è la stella che li ha guidati nel loro cammino.
“Dobbiamo
riandare al fatto che quegli uomini cercavano le tracce di Dio; cercavano di leggere
la sua “firma” nella creazione; sapevano che “i cieli narrano la gloria di Dio” (Sal
19,2); erano certi, cioè che Dio può essere intravisto nel creato. Ma, da uomini saggi,
sapevano pure che non è con un telescopio qualsiasi, ma con gli occhi profondi della
ragione alla ricerca del senso ultimo della realtà e con il desiderio di Dio mosso
dalla fede, che è possibile incontrarlo, anzi si rende possibile che Dio si avvicini
a noi”.
L’universo – sottolinea poi il Papa - non è il risultato
del caso come alcuni vogliono farci credere'. “Contemplandolo, siamo
invitati a leggervi qualcosa di profondo: la sapienza del Creatore, l’inesauribile
fantasia di Dio, il suo infinito amore per noi”.
“Nella bellezza
del mondo, nel suo mistero, nella sua grandezza e nella sua razionalità non possiamo
non leggere la razionalità eterna, e non possiamo fare a meno di farci guidare da
essa fino all’unico Dio, creatore del cielo e della terra. Se avremo questo sguardo,
vedremo che Colui che ha creato il mondo e Colui che è nato in una grotta a Betlemme
e continua ad abitare in mezzo a noi nell’Eucaristia, sono lo stesso Dio vivente,
che ci interpella, ci ama, vuole condurci alla vita eterna”.
Erode,
gli esperti delle scritture, la stella scandiscono il cammino dei Magi che giungono
a Gerusalemme. Ma il nuovo re non era in un palazzo reale. La stella li guidò
a Betlemme, una piccola città.
“Li guidò tra i poveri, tra gli umili,
per trovare il Re del mondo. I criteri di Dio sono differenti da quelli degli uomini;
Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma nell’umiltà del suo amore,
quell’amore che chiede alla nostra libertà di essere accolto per trasformarci e renderci
capaci di arrivare a Colui che è l’Amore”.
Il Papa osserva infine
che se ci venisse chiesto il nostro parere su come Dio avrebbe dovuto salvare il mondo,
“forse risponderemmo che avrebbe dovuto manifestare tutto il suo potere per dare al
mondo un sistema economico più giusto”.
“In realtà, questo sarebbe
una sorta di violenza sull’uomo, perché lo priverebbe di elementi fondamentali che
lo caratterizzano. Infatti, non sarebbero chiamati in causa né la nostra libertà,
né il nostro amore. La potenza di Dio si manifesta in modo del tutto differente: a
Betlemme, dove incontriamo l’apparente impotenza del suo amore. Ed è là che noi dobbiamo
andare, ed è là che ritroviamo la stella di Dio”.
Dopo la Santa
Messa, all'Angelus, il Santo Padre si è soffermato sulla domanda che la Chiesa vuole
suscitare nel cuore di tutti gli uomini. E questa domanda è: chi è Gesù?
“Questa
è l’ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo
Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire
illuminato dal suo mistero d’amore. L’Epifania preannuncia l’apertura universale della
Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare tutte le genti. Ma l’Epifania ci dice anche
in che modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo la luce di Cristo e annunciando
la sua Parola”.
Il Pontefice ha anche rivolto il proprio saluto
e i più fervidi auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani
celebreranno il Santo Natale:
"La bontà di Dio, apparsa in Gesù Cristo,
Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto
alle comunità che sono nella prova".
I cristiani – ha concluso Benedetto
XVI – “sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella per i Magi”. “Devono
risplendere come figli della luce, per attirare tutti alla bellezza del Regno di Dio.
E a quanti cercano la verità, devono offrire la Parola di Dio, che conduce a riconoscere
in Gesù “il vero Dio e la vita eterna”.