Epifania, il corteo storico-folkloristico “Viva la Befana” dedicato quest'anno a Città
di Castello
Grande partecipazione oggi a Roma per la 26.ma edizione del corteo storico-folkloristico
“Viva la Befana”, promosso da “Europae Fami.li.a”, associazione da anni impegnata
nella salvaguardia e nel sostegno alla famiglia. Quest’anno a sfilare in via della
Conciliazione, dietro ai Re Magi, gli abitanti di Città di Castello vestiti con i
costumi tradizionali umbri. Dopo il corteo, il saluto di Benedetto XVI all’Angelus,
poi la consueta consegna dei doni al Papa presso la casa pontificia. Alla base dell’evento,
la necessità di presentare tradizioni e folklore delle varie regioni italiane, ma
soprattutto ribadire il significato e i valori dell’Epifania, come sottolinea al microfono
di Cecilia Seppia, il presidente dell’Associazione organizzatrice Sergio
Balestrini:
R. – La manifestazione
“Viva la Befana” ha in realtà un sottotitolo, perché in effetti il titolo sarebbe:
“Viva la Befana, per riaffermare e tramandare i valori dell’Epifania”. Quindi diciamo
che abbiamo fatto di tutto per cercare di realizzare nel nostro corteo i principi
che fin dall’inizio abbiamo voluto rappresentare a tutte le famiglie: i valori della
festività all’insegna di tre temi conduttori, ovvero pace, solidarietà e fratellanza
tra i popoli.
D. – Quindi, da un lato la volontà di presentare tradizioni
e folklore di regioni e territori italiani, dall’altro la necessità di sottolineare
e ribadire anche l’autentico significato di questa solennità liturgica?
R.
– Certo. Quest’anno il corteo è stato ispirato ai cittadini di Città di Castello,
che ne sono stati anche i protagonisti. Città di Castello è un importantissimo centro
umbro e l’Umbria è stata proprio una delle culle della cristianità. E’ per questo
sono stati particolarmente commoventi il modo e la partecipazione di questi cittadini,
abituati ad avere un rapporto privilegiato con la Chiesa e con il Papato.
D.
– All’Angelus, il saluto del Papa e poi – come diceva lei – la consegna dei doni.
Ma cosa rappresenta per voi questo incontro con Benedetto XVI?
R. –
Rappresenta l’occasione per poter festeggiare, insieme con lui, una festività che
per noi è fondamentale nella Liturgia cristiana e che purtroppo molto spesso viene
trattata e considerata in una maniera sbagliata, molto effimera e molto consumistica.
Questo incontro è la sintesi di un tipo di attività che noi – come associazione di
famiglie – svolgiamo durante tutto l’anno, cercando di modellarci sugli insegnamenti
del Santo Padre.
D. – Quali doni avete portato, quest’anno, al Pontefice?
R.
– Quest’anno abbiamo portato il “Paliotto”, che è una fedele riproduzione dell’opera
romanica che fu donata nel 1142 da Celestino II alla Città di Castello. Poi gli abbiamo
portato una tovaglia di puro lino, tessuta a mano con le tecniche antichissime della
famosa "tela umbra". E, infine, gli abbiamo portato un’opera monumentale in due volumi,
intitolata “L’arte a Città di Castello” di Giovanni Magrini Graziani, che risale al
1897 e vuole significare la raccolta di tutte le opere d’arte che esistono a Città
di Castello. (mg)