Nigeria. Il cardinale Okogie: "Le bombe alle chiese rafforzano la nostra fede"
“Gli attacchi contro le chiese in Nigeria hanno rafforzato la nostra fede. Nonostante
la violenza di questi giorni, la convivenza tra cristiani e musulmani nel nostro Paese
è possibile. E lo documenta una serie di fatti che fanno meno rumore delle bombe,
ma che sono più decisivi”. Lo sottolinea l’arcivescovo di Lagos, il cardinale Anthony
Olubunmi Okogie, intervistato da . A pochi giorni dalle bombe contro le chiese di
Jos, che la vigilia di Natale hanno falciato 86 vite, e dal nuovo attacco di ieri
contro un luogo di culto dei cristiani pentecostali a Maiduguri - riferisce l’agenzia
Asca - l’arcivescovo di Lagos spiega perché gli attentati non sono stati in grado
di distruggere il tessuto sociale del suo Paese. “I cristiani nigeriani non hanno
paura di nessuno - avverte il porporato -. Lo dimostra per esempio il fatto che anche
domenica scorsa si sono recati alla messa come ogni settimana, e che continuano a
cercare di difendere la pace tra tutte le religioni. A Lagos in particolare le relazioni
tra musulmani e cristiani sono attualmente pacifiche. Non mancano matrimoni tra persone
di diverse fedi. E continuiamo a pregare insieme, a mescolarci e a ritrovarci anche
in occasione di eventi sportivi. E nessuno ha paura”. Secondo il cardinale Okogie,
“Gli attacchi hanno reso la Chiesa in Nigeria più forte. Rendendo i cristiani più
sicuri di sè e più pronti a difendere la loro fede. Anche perché le ingiustizie subite
a Jos hanno rafforzato la nostra convinzione di essere nel giusto. Questo non toglie
che alcune comunità cristiane nigeriane stiano attraversando un momento molto difficile”.
Quanto alla politica, Okogie sottolinea che “il compito dei politici cristiani non
è quello di difendere i cristiani, ma di impegnarsi per portare la pace nell’intero
Paese. Tutelando anche musulmani e animisti, e non solo cattolici e protestanti. E’
quello che stanno cercando di fare personalità come il presidente Jonathan. Stanno
combattendo per la pace”. “Il punto di partenza - sottolinea l’arcivescovo di Lagos
- deve essere quello di smettere di sparare e uccidere i propri vicini di casa. E
non la tutela soltanto di una parte, qualunque essa sia, che non fa altro che creare
tensioni nei cittadini di fedi differenti”. (R.P.)