Costa D’Avorio: appello dei vescovi al dialogo nazionale. No all'intervento militare
straniero
Un forte appello al dialogo e ad una soluzione pacifica della crisi politica che sconvolge
la Costa d’Avorio. A lanciarlo oggi i vescovi ivoriani che in un messaggio inviato
all’agenzia Fides dichiarano il loro no all’ipotesi di un intervento militare nel
Paese da parte dell’Onu o della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale
(Cedeao). I presuli, ribadendo il loro impegno in un’opera di mediazione, ricordano
al presidente uscente Gbabo e a quello in carica Ouattarà, l’importanza di un incontro
pacificatore per il benessere della popolazione, descrivendolo come “un atto di umiltà,
coraggio e amore assolutamente fondamentale”. Il messaggio chiede inoltre ai due leader
di “mettere da parte il rancore e impegnarsi a trovare, una soluzione giusta alla
controversia, per non mettere in pericolo la vita della popolazione”. Quindi invitano
l’Onu ad agire in modo conforme “ai principi fondamentali che governano l’organizzazione
e che sono rispettosi dei diritti dell’uomo, a far uso di mezzi pacifici per portare
il proprio contributo alla risoluzione della crisi, limitandosi assolutamente al mantenimento
della pace. “Domandiamo con insistenza che sia rispettata la sovranità del nostro
Paese - scrivono i vescovi - che non dimenticano di rivolgere anche un appello all’Unione
Africana e alla Cedeao perché siano pronte a difendere i principi della solidarietà
africana, secondo cui “quando la casa del vicino brucia lo si aiuta sempre a spegnere
l’incendio”. “Anche a loro - ribadiscono - vorremmo far notare le conseguenze incalcolabili
di un intervento militare per il Paese e la sotto-regione dell’Africa occidentale”.
I vescovi respingono infine ogni interpretazione di conflitto religioso: “in Costa
d’Avorio – affermano - non esiste un nord musulmano che sarebbe opposto ad un sud
cristiano. Nella stessa famiglia coabitano a volte musulmani e cristiani”. (C.S.)