Usa, vigilia del 112.mo Congresso. I repubblicani contro le riforme di Obama
Si apre, domani, formalmente il 112.mo Congresso statunitense. La nuova maggioranza
repubblicana ha annunciato che, già a partire dalla prima riunione dell’anno, comincerà
a lavorare per abrogare le riforme varate finora dall’amministrazione Obama, cominciando
da quella sanitaria. Su questo annuncio, Eugenio Bonanata ha intervistato Nico
Perrone, docente di Storia americana presso l'Università di Bari:
R. - Secondo
me, non si tratta di un annuncio simbolico, perché i repubblicani vogliono realmente
dare battaglia. Che questo possa poi significare realmente un pericolo per la legge
sanitaria, io direi di no: perché bisogna tener presente che i repubblicani non hanno
la maggioranza in tutti e due i rami del parlamento americano. La riforma sanitaria
non piace ai repubblicani, non piace ad una parte considerevole dell’America, non
piace addirittura ad una parte degli stessi democratici, ma la riforma sanitaria oramai
c’è e farla cadere sarebbe un trauma troppo forte per l’America. Certo, è che la riforma
sanitaria dovrà essere rivista. Si tenga presente che il costo per il Paese - il costo
generale per il Paese - del nuovo regime sanitario è il punto essenziale sul quale
batteranno i repubblicani. C’è qualcosa di nuovo che va sottolineato, qualcosa che
cambierà nella politica di Obama.
D. - Quali saranno le conseguenze
sul mandato di Obama, da qui al termine del suo mandato?
R. - La necessità
da parte di Obama di fare più politica di quanta non ne abbia fatta finora. Il presidente
americano è stato sempre considerato nel mondo - e lo era anche nei fatti - una sorta
di potere assoluto, che aveva un rapporto molto scarso con le Camere e con il parlamento,
perché godeva sostanzialmente della maggioranza, da una parte e dall’altra: c’era
sì la possibilità di qualche piccolo intoppo, di qualche incidente, ma sostanzialmente
la maggioranza l’aveva. Obama, invece, la maggioranza non ce l’ha. Obama, la maggioranza
se la deve guadagnare e questo - secondo me - è un fatto altamente positivo, perché
mette alla prova il presidente e lo costringe a fare politica sul serio e, quindi,
non ad esercitare un grande potere senza doverne dare conto.
D. - Questo
potrà bloccare, in qualche modo, il corso riformatore di Obama e soprattutto in questo
momento in cui l’economia ha sempre bisogno di soluzioni nuove?
R. -
Secondo me, questo rallenterà - e lo ha già un pochino rallentato - il grande slancio
di Obama. Il presidente Usa deve fare i conti con l’opposizione. Non credo che i repubblicani
abbiano realmente il proposito di mettere Obama in crisi, in grande difficoltà. I
repubblicani stanno lavorando per prepararsi il consenso per le prossime elezioni.
Non credo che vogliano subito cercare qualcosa di clamoroso, anche perché non hanno
tutti i due i rami del parlamento. Lasciano, però, intendere, dicono con molta chiarezza
ad Obama: “Qui si deve fare politica”. E Obama nella politica è molto bravo, perché
Obama la politica la sa fare… Quindi, io credo che Obama riuscirà a reggere a questa
prova molto difficile e riuscirà forse addirittura a creare le premesse per preparare
la prossima campagna elettorale. (mg)