2011-01-04 12:48:14

Strage di cristiani a Capodanno in Egitto: il patriarca cattolico di Alessandria dei Copti, Antonios Naguib, a L'Osservatore Romano


Dio onnipotente è il re della pace

«Domandiamo di fare il maggiore sforzo possibile per mettere in pratica le raccomandazioni del presidente della Repubblica per una più stretta unità e armonia fra tuttti, e a cambiare tutto ciò che è di ostacolo». È quanto ha dichiarato oggi a «L'Osservatore Romano» il patriarca di Alessandria dei Copti, il cardinale Antonios Naguib. Ha detto il porporato: «I nostri cuori versano sangue nel cominciare il nuovo anno con il criminale attacco contro i fedeli che uscivano dalla Chiesa copto ortodossa dei Santi di Alessandria. Ci uniamo al Santo Padre, al nostro presidente della Repubblica e a tutti i responsabili politici, parlamentari, esecutivi, e della sicurezza, per condannare fermamente questo atto criminale, volto a destabilizzare la sicurezza interna e l'unione tra i fratelli concittadini. Presentiamo le nostre sincere condoglianze e la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime martiri, come pure ai feriti e alle loro famglie, e alle autorità ecclesiastiche». Ha aggiunto il patriarca: «Abbiamo piena fiducia nella saggezza e nella determinazione dei dirigenti responsabili, sicuri che adotteranno le misure necessarie per porre fine a tali eventi dolorosi. Chiediamo a Dio onnipotente, il re della Pace, di concedere la pace al nostro amato Egitto e a tutti i Paesi del mondo». La delicata situazione in cui versa in particolare la capitale egiziana, dopo il tragico attentato, viene descritta al nostro giornale anche dal vescovo ausiliare del Patriarcato di Alessandria dei copti, Botros Fahim Awad Hanna: «Siamo molto colpiti da quanto è accaduto, ma la reazione non deve basarsi solo sui nostri sentimenti profondamente feriti. Noi cristiani copti, cattolici ed ortodossi, dobbiamo sforzarci, invece, di reagire in modo razionale anche alla luce dei comandamenti della fede». Il presule sottolinea che «dopo il grave attentato alla chiesa dei Santi di Alessandria, nel giorno di capodanno, solo in pochi fedeli è prevalso il sentimento di disperazione, che ha provocato alcune spontanee proteste. Per la grande maggioranza dei copti, invece, pur di fronte all'orrore dell'attentato — che ha causato 21 morti e 97 feriti — la reazione è stata moderata, perché la fede mette al primo posto la pietà per le vittime e il perdono per chi ha sbagliato.
Monsignor Hanna afferma che l'intera popolazione dell'Egitto è rimasta profondamente scossa dall'attentato, che potrebbe mettere in serio pericolo la pacifica convivenza tra i credenti delle due grandi fedi. Per evitare che questo possa accadere, il presule prende in seria considerazione la proposta annunciata recentemente da Mahmoud Azab, consigliere speciale per il dialogo del Grande Imam di Al Azhar, di costituire un nuovo organismo, denominato «la Casa della Famiglia Egiziana», composto da quattordici rappresentanti, sette cristiani e sette musulmani. «Il progetto per questo nuovo organismo interreligioso — afferma il presule — è stato anche presentato in questi giorni sugli organi d'informazione nazionali. Secondo i suoi promotori, esso potrebbe svolgere non solo una funzione di mediazione per i vari contrasti tra le due comunità ma, soprattutto, sarebbe la sede per approfondire il dialogo tra cristiani e musulmani». .
Per la comunità dei copti ortodossi, e in parte cattolici, questo è il tempo di preparazione alla ricorrenza della nascita di Gesù che, secondo il loro calendario liturgico, cade il 7 gennaio. Afferma monsignor Hanna: «Speriamo che, nonostante quanto è accaduto a capodanno, i fedeli non rinuncino a riunirsi nelle chiese e a frequentare le funzioni religiose che regolarmente si svolgeranno. Penso che attualmente molti credenti siano ancora impressionati da quanto accaduto, ma confido nella loro profonda fede e spero che la notte della ricorrenza della nascita di Gesù affollino le chiese in misura ancora maggiore degli anni precedenti». A questo proposito il vescovo ausiliare di Alessandria dei copti sottolinea che le autorità stanno compiendo il massimo sforzo per assicurare la sicurezza dei fedeli copti. «I funerali di quattordici delle vittime dell'attentato si sono svolti in un clima di grande compostezza. Inoltre tutte le chiese sono presidiate dalle forze dell'ordine».
Il vescovo ribadisce che l'attentato alla chiesa copta ortodossa di Alessandria è solo uno degli episodi, finora il più grave, della crescente tensione nei rapporti tra cristiani e musulmani creata ad arte da chi vuole destabilizzare l'armonia sociale: «Ora i giornali puntano il dito contro Al Quaeda. Tuttavia il terrorismo nasce in settori della società musulmana dove altre organizzazioni incoraggiano l'intolleranza. Sono ormai oltre quarant'anni che nel Paese è in atto una strisciante islamizzazione che pervade tutti i settori della società». Per esempio, in alcune scuole sono accolti dei testi che educano i giovani a coltivare una visione fondamentalista e intollerante della fede. Per il vescovo ausiliare di Alessandria è sempre più urgente introdurre dei provvedimenti in grado di scongiurare che si alimenti un clima d'intolleranza: «Per esempio, si dovrebbe iniziare dalle scuole elementari a insegnare la tolleranza ai bambini. Attualmente non vi è da parte degli insegnanti alcuna sollecitazione verso il concetto dell'unità nel rispetto delle differenze di ogni persona. Per i giovani scolari sarebbe altamente educativo sapersi confrontare anche con chi è diverso dalla maggioranza». Anche i mezzi di comunicazione sono fondamentali. Essi sono il principale strumento per veicolare in tutto il Paese il messaggio di tolleranza tra le diverse comunità. «Certamente — precisa il presule — il messaggio sarà efficace se si basa sulla trasparenza e sulla verità. L'onestà dell'informazione è un aspetto ancora non sufficientemente considerato dai media nazionali». Infine, ma importante per questo Paese, c'è il tema della giustizia sociale. «Ci sono certamente altri Paesi dove lo squilibrio è ancora più grave. Tuttavia è meglio chiarire che anche qui in Egitto esistono gravi squilibri tra una grandissima maggioranza di poveri e una ristretta élite di persone che appartengono alla classe media e a quella alta. Spesso la violenza deriva dall'emarginazione dei giovani dal mondo del lavoro». (L’Osservatore Romano)







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