Il cardinale Bagnasco a Nomadelfia: segno della nostra origine e del nostro futuro
Nomadelfia è una “intuizione felice e provvidenziale di don Zeno” che “arricchisce
la moltitudine dei carismi con i quali lo Spirito abbellisce il volto della Chiesa”.
Così l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco,
durante la sua visita presso la cittadina toscana vicino Grosseto. Una realtà, ha
detto il porporato parlando ai membri della comunità, in cui si riconosce la fraternità
evangelica, la coscienza vivissima della centralità della famiglia e l’accoglienza:
“un segno della nostra origine e del nostro futuro”. Il porporato, scrive l'agenzia
Sir - ha poi parlato della necessità di rimanere con Dio ed accettare la gradualità
del cammino interiore, invitando i fedeli a gustare il cuore del Mistero, perseverando
accanto ad esso, senza fretta. “In una società dove tutto si consuma subito e si passa
ad altro in nome di nuove esperienze c’è un enorme bisogno di imparare di nuovo la
pazienza, i ritmi del tempo - ha proseguito il porporato -, quei ritmi che il contatto
con la natura fa comprendere meglio” Costruisce l’uomo, la sua personalità, la sua
fede, edifica la comunità cristiana”. L’arcivescovo ha poi spiegato che la fede si
rafforza solo donandola e condividendola, quindi ha ribadito l’importanza di potersi
fidare di qualcuno nella vita, così come accade a Nomadelfia, dove l’affidabilità
è un tesoro da non perdere ma da far crescere con le nuove generazioni. “Essere affidabili
- ha detto Bagnasco - significa parlare e agire senza calcoli propri perché si è liberi;
e si è liberi quando si è trovato il tesoro del campo, la perla preziosa che vale
più di tutte le altre”. Per questo, ha aggiunto il cardinale Bagnasco, “se Gesù è
la perla e il tesoro su cui giocare la vita, allora siamo liberi veramente e affidabili”
altrimenti “avremo sempre paura di perdere qualcosa, di restare indietro, e vivremo
ripiegati su noi stessi, rinchiusi e tristi”. Infine, il presidente della Cei ha ricordato
l’importanza di seguire la Chiesa, il magistero petrino e la parola dei vescovi “successori
degli apostoli e maestri autentici”. “Per essere sicuri che noi crediamo nel Gesù
storico, il Gesù che hanno conosciuto i Dodici, la sua persona, le sue parole, i suoi
gesti, i suoi miracoli, la sua morte e risurrezione - ha aggiunto il cardinale - dobbiamo
guardare al Papa, ascoltare la sua parola” (C.S.)