2011-01-04 14:23:49

Il cardinale Bagnasco a Nomadelfia: segno della nostra origine e del nostro futuro


Nomadelfia è una “intuizione felice e provvidenziale di don Zeno” che “arricchisce la moltitudine dei carismi con i quali lo Spirito abbellisce il volto della Chiesa”. Così l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, durante la sua visita presso la cittadina toscana vicino Grosseto. Una realtà, ha detto il porporato parlando ai membri della comunità, in cui si riconosce la fraternità evangelica, la coscienza vivissima della centralità della famiglia e l’accoglienza: “un segno della nostra origine e del nostro futuro”. Il porporato, scrive l'agenzia Sir - ha poi parlato della necessità di rimanere con Dio ed accettare la gradualità del cammino interiore, invitando i fedeli a gustare il cuore del Mistero, perseverando accanto ad esso, senza fretta. “In una società dove tutto si consuma subito e si passa ad altro in nome di nuove esperienze c’è un enorme bisogno di imparare di nuovo la pazienza, i ritmi del tempo - ha proseguito il porporato -, quei ritmi che il contatto con la natura fa comprendere meglio” Costruisce l’uomo, la sua personalità, la sua fede, edifica la comunità cristiana”. L’arcivescovo ha poi spiegato che la fede si rafforza solo donandola e condividendola, quindi ha ribadito l’importanza di potersi fidare di qualcuno nella vita, così come accade a Nomadelfia, dove l’affidabilità è un tesoro da non perdere ma da far crescere con le nuove generazioni. “Essere affidabili - ha detto Bagnasco - significa parlare e agire senza calcoli propri perché si è liberi; e si è liberi quando si è trovato il tesoro del campo, la perla preziosa che vale più di tutte le altre”. Per questo, ha aggiunto il cardinale Bagnasco, “se Gesù è la perla e il tesoro su cui giocare la vita, allora siamo liberi veramente e affidabili” altrimenti “avremo sempre paura di perdere qualcosa, di restare indietro, e vivremo ripiegati su noi stessi, rinchiusi e tristi”. Infine, il presidente della Cei ha ricordato l’importanza di seguire la Chiesa, il magistero petrino e la parola dei vescovi “successori degli apostoli e maestri autentici”. “Per essere sicuri che noi crediamo nel Gesù storico, il Gesù che hanno conosciuto i Dodici, la sua persona, le sue parole, i suoi gesti, i suoi miracoli, la sua morte e risurrezione - ha aggiunto il cardinale - dobbiamo guardare al Papa, ascoltare la sua parola” (C.S.)







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