In Canada i vescovi intervengono sulla procreazione assistita
“La procreazione umana rischia di essere considerata sempre più come un mero affare
di sanità e di sicurezza individuale piuttosto che come un'importante questione etica”:
ad affermarlo è la Conferenza dei vescovi cattolici del Canada (Cecc) che nei giorni
scorsi, in una nota, ha commentato con preoccupazione la sentenza con la quale la
Corte suprema, il 22 dicembre, ha dichiarato incostituzionali alcune disposizioni
dell'attuale legge sulla procreazione assistita. Pur definendo i risultati di questa
decisione “non ancora perfettamente chiari”, i presuli ritengono che, sia in ambito
legislativo sia giuridico, dovrebbero essere sempre presi in considerazione i fattori
fondamentali che garantiscono il rispetto e la protezione dell'embrione umano. Nella
nota la Cecc annuncia che in questo mese di gennaio, tornerà sull'argomento con un'analisi
più approfondita. Il dibattimento vedeva di fronte il procuratore generale del Canada
e il procuratore del Québec (provincia francofona dove è da tempo attivo un forte
movimento separatista). Quest'ultimo contestava la prerogativa del Governo federale
di regolamentare le tecniche di procreazione assistita e la ricerca genetica, mettendo
in discussione soprattutto quella parte della legge che riguarda la maternità surrogata
e la fecondazione in vitro. Anche se i commenti degli esperti, su alcuni punti, appaiono
discordi, la Corte suprema sembra aver dato ragione, nel principio, al Québec, riconoscendo
che sono le province e non il Governo federale ad avere il potere di regolamentare
le nuove tecniche di riproduzione e l'attività delle “cliniche della fertilità”.La
stretta maggioranza dei giudici ha ritenuto infatti che diverse norme della legge
sono da considerarsi “non valide”, perché eccedono le competenze del Parlamento canadese.
La Conferenza episcopale - riferisce L'Osservatore Romano - ricorda che, nel 1993,
la Commissione reale sulle nuove tecnologie di riproduzione aveva riconosciuto che
la ricerca, lo sviluppo e l'uso di tali tecnologie “sollevano preoccupazioni nazionali
che riguardano tutte le istituzioni e pareri sociali, etici, giuridici, medici, economici”.
Uno dei principali effetti del rapporto della commissione — contraria fra l'altro
a che tali importanti questioni venissero affrontate in maniera frammentata e incoerente,
per settori o per province — era stato proprio quello di spingere il Parlamento canadese
ad adottare, nel 2004, la legge sulla procreazione assistita ora messa in discussione.Il
24 aprile 2009 la Cecc, in una memoria congiunta scritta con l'Alleanza evangelica
del Canada e inviata alla Corte suprema, sottolineava essenzialmente tre punti: la
procreazione umana assistita non è solo una questione di cure sanitarie ma costituisce
un problema più profondo che tocca il bene comune, il carattere sacro della vita umana
e la protezione dei più vulnerabili; la biotecnologia solleva vaste questioni morali,
etiche e sociali che è importante controllare nell'interesse pubblico; la biotecnologia
è potenzialmente in grado di portare a svalutare la natura umana e a minare le fondamenta
della dignità umana. (C.P.)