Iran: Sakineh incontra la stampa internazionale e la critica. Il figlio ne ammette
la consapevolezza e chiede clemenza
In Iran le autorità giudiziarie non escludono la possibilità di annullare definitivamente
la sentenza di lapidazione per Sakineh Mohammadi-Ashtiani, la donna condannata per
adulterio e per complicità nell’uccisione del marito. Ad esprimersi in questo senso
è stato un responsabile della magistratura iraniana. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
“Tutto
è possibile”. Ha risposto così il capo dell'apparato giudiziario della provincia iraniana
dell'Azerbaigian dell'Est, quando un giornalista gli ha chiesto se la sentenza, già
sospesa a luglio, possa essere annullata. Una dichiarazione che avviene a poche ore
da un episodio che ha visto protagonista Sakineh. La donna ieri sera è uscita in permesso
dal carcere di Tabriz e avrebbe cenato con i suoi due figli, sotto stretta sorveglianza.
Incontrando i giornalisti stranieri – senza che questi abbiano potuto fare domande
- ha dichiarato, tra l’altro, di non essere stata torturata durante la sua detenzione
e ha annunciato querele contro diverse persone che in questi mesi si sono occupate
del suo caso, come un avvocato iraniano, un’attivista per i diritti umani di Berlino,
i due reporter tedeschi arrestati in Iran ad ottobre dopo tentato di intervistare
figlio e il suo ex amante che – ha affermato - l’avrebbe coinvolta nell’uccisione
del marito. Qualcuno tra gli osservatori ritiene che sia stata manipolata, ipotizzando
una messa in scena del regime. Il figlio, intanto, sempre ieri sera, in una conferenza
stampa prima di incontrare la madre, l’ha accusata dell’uccisione di suo padre ma
ha chiesto clemenza alle autorità di Teheran.