Il Papa alla Messa della Solennità della Madre di Dio: la guerra è il "volto orrendo
della storia", libertà religiosa diritto intoccabile
Le parole non bastano, le nazioni si impegnino in un rinnovato “spirito di pace” perché
l’umanità cessi di essere travolta dalle sofferenze prodotte dalla guerra. E’ uno
dei pensieri più intensi espressi questa mattina da Benedetto XVI durante l’omelia
della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, presieduta nella Basilica di San
Pietro. Riferendosi alla 44.ma Giornata Mondiale della Pace che si celebra oggi sul
tema “Libertà religiosa, via per la pace”, il Papa ha anche invitato alla tutela dei
cristiani troppo spesso vittime di violente discriminazioni. All’Angelus, poi, il
Pontefice ha annunciato una sua visita ad Assisi, il prossimo ottobre, per celebrare
il 25.mo dello storico Incontro interreligioso con il quale Giovanni Paolo II radunò
nel 1986 i massimi capi delle religioni mondiali. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
La pace che
Dio ha donato con suo Figlio al mondo rischia ogni giorno di essere soffocata dalle
guerre, che sono “il volto orrendo della storia”. Violenze che mettono a rischio
interi popoli e, fra loro, la comunità cristiana troppo spesso discriminata. Per cui
non “bastano le parole”, ma serve che le nazioni agiscano con un rinnovato “spirito
di pace”.
(musica) Tra l’incenso e i ritmi senza
tempo della solenne celebrazione mariana di inizio d’anno sociale, Benedetto XVI porta
chi lo ascolta direttamente nel cuore del tempo che invece si fa cronaca e, troppo
spesso, dramma. Il Papa ha alternato il fulcro dell’omelia tra il cielo, da dove,
ha detto, arriva la pace – “dono messianico per eccellenza”, segno della benevolenza
di Dio per l’uomo e della “mediazione” incessante operata dalla Madre di Dio – e il
pianeta sul quale persistono purtroppo “logiche di guerra” non “del tutto superate”,
che fanno sì che da oltre 40 anni la Chiesa elevi, il primo giorno di ogni anno, “una
corale preghiera per invocare la pace”:
“E’ bene iniziare un nuovo
tratto di cammino ponendosi con decisione sulla via della pace. Oggi, vogliamo raccogliere
il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani vittime della guerra, che è il
volto più orrendo e violento della storia. Noi oggi preghiamo affinché la pace (…)
possa giungere ovunque (…) Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo
aiutare ogni uomo e ogni popolo, in particolare quanti hanno responsabilità di governo,
a camminare in modo sempre più deciso sulla via della pace”.
Perché
ciò sia realizzabile non bisogna dimenticare, ha ripetuto il Pontefice, che
“il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali
e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca,
per la costruzione di un ordine sociale e internazionale giusto e pacifico”. Una considerazione
che Benedetto XVI ha legato a quanto affermato nel Messaggio per l’odierna Giornata
mondiale della pace, il cui titolo recita “Libertà religiosa, via per la pace”:
“Ho
sottolineato, pertanto, che ‘la libertà religiosa è elemento imprescindibile
di uno Stato di diritto; non la si può negare senza intaccare nel tempo tutti i diritti
e le libertà fondamentali, essendone sintesi e vertice’”. E
anche se ciò non trova sempre gli auspicati riscontri nei fatti di ogni giorno, il
Papa ha asserito con forza:
“L’umanità non può mostrarsi rassegnata
alla forza negativa dell’egoismo e della violenza; non deve fare l’abitudine a conflitti
che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli. Di fronte alle minacciose
tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle
intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani, ancora
una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione”.
Di
qui, un nuovo invito alla Chiesa, sempre schierata sul fronte della pace e ringraziata
dal Pontefice anzitutto in quei suoi primi e più stretti collaboratori che lavorano,
ha riconosciuto, in favore “di una pacifica convivenza tra i popoli”. E quindi, una
esortazione, decisa, alle autorità di governo nazionali e internazionali, poiché la
pace, ha osservato, è un traguardo per raggiungere il quale le sole intenzioni sono
insufficienti:
“Per questo difficile compito non bastano le parole,
occorre l’impegno concreto e costante dei responsabili delle nazioni, ma è necessario
soprattutto che ogni persona sia animata dall’autentico spirito di pace, da implorare
sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni
ambiente”.
(musica)
In ideale prosecuzione con quanto
espresso nell’omelia, Benedetto XVI ha ripreso e sviluppato all’Angelus, recitato
poco dopo la Messa, il suo pensiero sulla “sfida”, definita “drammaticamente urgente”,
della libertà religiosa nella nostra epoca. Guardando dalla finestra del suo studio
la grande folla di persone in Piazza San Pietro, in larga parte composta dalle migliaia
di partecipanti a varie iniziative intonate al tema della Giornata mondiale della
pace – in particolare quella patrocinata dalla Comunità di Sant’Egidio, ma il Pontefice
ha salutato “di cuore” anche i partecipanti alla tradizionale Marcia della pace promossa
ad Ancona dalla Cei, da Pax Christi e da Caritas – Benedetto XVI ha ribadito un concetto-cardine
del suo Magistero: oggi, ha detto, “da una parte il laicismo” in “modo spesso subdolo,
emargina la religione per confinarla nella sfera privata”, mentre dall’altra agisce
“il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza”. A ciò il Papa
ha obiettato:
“Là dove si riconosce effettivamente la libertà religiosa,
la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera
ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse
istituzioni e la convivenza civile. Per questo la libertà religiosa è via privilegiata
per costruire la pace”.
A questa affermazione, dopo la preghiera
dell’Angelus, Benedetto XVI ha fatto seguire un annuncio a sorpresa. A 25 anni dal
memorabile Incontro interreligioso che Giovanni Paolo II convocò in Assisi nel 1986,
il Papa ha comunicato l’intenzione di celebrare quell’evento in modo analogo, poiché,
ha osservato, “chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce
pace non può non avvicinarsi a Dio”:
“Per questo, nel prossimo mese
di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di San Francesco, invitando ad unirsi
a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle
tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà, allo
scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio Predecessore e di rinnovare
solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa
come servizio per la causa della pace”. I saluti del Papa, in varie
lingue, hanno raggiunti, fra gli altri, gli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare,
che durante la notte del cambio dell’anno hanno vegliato in Piazza San Pietro e nella
diocesi de L’Aquila, e i giovani dell’Opera Don Orione.
“Buon anno,
buon anno a tutti!”
Dopo l’Angelus di questa mattina, Benedetto XVI
ha telefonato al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, per ringraziarlo
delle cordiali parole rivoltegli ieri in un messaggio, nel quale il capo dello Stato
aveva fra l’altro espresso solidarietà al Pontefice per le “forme di cruenta discriminazione”
che da tempo hanno per oggetto la comunità cristiana. Da parte sua, il Papa ha rivolto
al presidente gli auguri di buon anno e la sua benedizione per la cara nazione italiana.