Il mariologo padre De Fiores: Maria, Madre di Dio, non lascia mai solo nessuno dei
suoi figli sulla terra
“Il titolo di ‘Madre di Dio’, che oggi la liturgia pone in risalto, sottolinea la
missione unica della Vergine Santa nella storia della salvezza (…) Ella, che ha dato
la vita terrena al Figlio di Dio, continua a donare agli uomini la vita divina, che
è Gesù stesso e il suo Santo Spirito. Per questo viene considerata madre di ogni uomo".
E' un passaggio dell'omelia che Benedetto XVI ha pronunciato durante la Messa di questa
mattina nella Basilica Vaticana. Sul significato della Solennità di Maria Madre di
Dio, la riflessione del religioso monfortano, padre Stefano De Fiores, al microfono
di Federico Piana:
R. – Maria
appartiene proprio al nucleo essenziale del cristianesimo perché – come dice Benedetto
XVI – se il cristianesimo è Gesù Cristo che si fa uomo, noi non possiamo ignorare
che questo avviene nel grembo della Vergine Maria. Per cui, se noi rimanessimo nell’Antico
Testamento potremmo fare a meno di unire teologia con mariologia, ma questo non possiamo
farlo, nel Nuovo Testamento, perché Dio è l’Emmanuele, il “Dio con noi”, il Dio che
si è fatto uomo dal grembo della Vergine Maria.
D. – Eppure, padre Stefano,
il ruolo salvifico di Maria non si esaurisce diventando Madre di Dio ma continua nella
storia, perché Maria è chiamata a condurci al Signore…
R. – Certamente.
Se Maria è la Madre di tutti i discepoli amati da Gesù, rappresentati ai piedi della
Croce dalla figura molto tipologica di Giovanni, questo è un compito che fa sì che
Maria – come dice il Concilio – non ha deposto la sua funzione salvifica, ora che
è in cielo, ma continua ad interessarsi dei fedeli, alla nascita e alla formazione
dei quali Ella collabora con amore di madre.
D. – In tutto questo, le
apparizioni mariane che ruolo hanno?
R. – Nell’interpretazione dei teologi,
in genere si mette in primo piano questo: Maria appare perché è una madre, e una madre
si interessa dei figli, non è indifferente a quello che i figli compiono nel cammino
della vita. E soprattutto, interviene perché dobbiamo classificare le apparizioni
non tanto come illuminazione del Vangelo – il Vangelo è già chiaro e le apparizioni
possono ricordarcelo – ma sono da classificare tra i carismi profetici: sono una profezia
per la Chiesa. Quindi, la Madonna appare per richiamare la Chiesa a non addormentarsi,
perché si avvicinano i tempi finali della storia in cui la Chiesa deve lottare contro
il male che si agguerrisce sempre di più: la Chiesa non deve farsi trovare impreparata.
Per questo, l’invito alla preghiera, alla vigilanza, alla conversione è un invito
costante in tutte le apparizioni della Vergine.
D. – Qual è il modo
migliore per rivolgerci a Maria, per pregarla al meglio, nel modo migliore?
R.
– E’ quella ricordata nella Lettera agli Efesini (2, 18), in cui si dice: “Andiamo
nello Spirito, per mezzo di Cristo, al Padre”. Quindi, la preghiera liturgica è quella
che sfocia sempre nell’adorazione del Padre. Ma così dev’essere anche ogni nostra
preghiera a Maria, perché Maria ci è stata data da Cristo come madre, e la madre accompagna
il figlio nel cammino della vita. Così, ognuno di noi deve ricorrere a Lei nelle tribolazioni
ordinarie e anche nelle gioie. Maria, quindi, è una figura che ci accompagna, un’immagine
che ci accompagna, un’immagine conduttrice perché ci porta verso il Cristo e verso
i doveri della vita cristiana di ogni giorno. (gf)