Haiti: continua l'emergenza colera per i terremotati
Haiti vive ancora in una situazione di emergenza a quasi un anno dal terribile terremoto
del 12 gennaio scorso. Ricostruzione che tarda a partire, colera per il quale si calcolano
40 vittime al giorno e situazione politica di crisi post-elettorale. Ma come ha passato
il Natale appena trascorso la martoriata popolazione haitiana? Anna Rita Cristaino
lo ha chiesto suor Martha Seide, Figlia di Maria Ausiliatrice haitiana:
R. - Un Natale
molto particolare, perché tanta gente non sente la festa, nonostante le strade siano
sempre affollate, ci sia sempre un traffico impossibile ed una grande ricerca di vita…
realmente la situazione è sempre molto difficile e la vita è dura. Per i cristiani,
questo momento, è una riscoperta del senso profondo del Natale: le chiese sono tutte
piene, anche quelle allestite fuori o sotto una tenda. La situazione stessa obbliga
ad andare all’essenziale, a puntare su ciò che è veramente il Natale: l’essenziale
del mistero.
D. - Che tipo di iniziative avete messo in atto in questi
giorni?
R. - Abbiamo terminato tutti i programmi della scuola e per
tutti coloro che vivono in case-famiglia – cioè, case in cui ospitiamo
40-50-80 persone che vivono con noi – abbiamo cercato di celebrare insieme
la notte di Natale, con la celebrazione eucaristica e poi con la festa: in modo da
far loro vivere la loro l’infanzia, seppure in questa situazione di fragilità.
D.
- La gente vive ancora nelle tendopoli?
R. - Sì, ancora tantissima gente
vive nelle tendopoli, che ora cominciano anche a non tenere più: dopo un anno con
sole, pioggia, vento e cicloni queste tende non tengono più.
D. - In
che modo riuscite a dare speranza?
R. - La ricostruzione è indispensabile
ed è soprattutto urgente, perché la gente ha bisogno almeno di un minimo di dignità.
A mio avviso, però, la ricostruzione materiale deve iniziare anzitutto con la “ricostruzione
dell’umano” e questa ricostruzione passa necessariamente attraverso l’educazione:
le nostre scuole sono aperte anche oltre l’orario scolastico proprio per cercare di
creare un ambiente educativo per i ragazzi. Quando si vede quella che realmente è
la situazione attuale – a livello politico, ma anche nell’incapacità
di mettersi d’accordo e nel far prevalere la ricerca del proprio interesse –
ci si rende conto di quanto importante sia il compito dell’educazione: dobbiamo iniziare
proprio da questi elementi! Penso che l’educazione responsabile della cittadinanza
sia qualcosa che dobbiamo operare, perché solo così potremmo sperare che questi ragazzi,
crescendo, riusciranno a pensare ad una nazione, ad una collettività. E’ tempo che
Haiti sia autonoma: quello che le serve, in questo momento, è un aiuto che aiuti proprio
la formazione delle persone. (mg)