2010-12-29 14:26:30

India: ancora diritti negati per i cristiani dell’Orissa


Per le famiglie cristiane dell’Orissa quello appena trascorso è stato il terzo Natale dai pogrom anticristiani dell’agosto del 2008. Le festività si sono celebrate in tranquillità ma nelle Stato indiano si continuano a registrare nuovi casi di ingiustizie e di abusi nei confronti della comunità cristiana. Secondo quanto riferisce all'agenziaAsiaNews, a Kandhamal, una delle zone dove i radicali indù sono più aggressivi, per molti cristiani vittime della violenza, vi sono difficoltà di ritorno ai loro luoghi di origine. L'ultimo caso è quello di un funzionario dell’amministrazione locale per lo sviluppo e le costruzioni, L. Mahanty, che discrimina cinque famiglie cristiane, opponendosi alla ricostruzione delle loro case, distrutte durante i pogrom anti-cristiani. Le quattro famiglie appartengono al villaggio Beladadi di Koenijhar (Tikabali Block). Lo scorso 25 dicembre il funzionario ha visitato il villaggio di Beladadi, apparentemente per informarsi dello stato di tranquillità e di sicurezza dei cristiani. Ma ha insultato le cinque famiglie, perché hanno ricostruito le loro abitazioni vicino alle rovine delle case precedenti. Le persone gli hanno spiegato che era stato lui stesso che li aveva riportati lì dai campi profughi, e li aveva sistemati nel villaggio, che non c'era nessuna altra terra alternativa destinata per loro, e che avevano vissuto lì per due generazioni. A una delle famiglie era stato dato un indennizzo per i danni subiti, ma un indennizzo parziale, e quindi non era in grado di costruire una casa se non nel luogo in cui sorgeva la precedente. Il funzionario però ha continuato a urlare, dicendo loro di andare via immediatamente, aggiungendo altri insulti; e poi è andato via. Padre K.J. Markose, un missionario monfortano che aiuta i cristiani a Kandhamal, ha condotto uno degli abitanti del villaggio il 26 dicembre al villaggio di Bodimunda, dove il funzionario si trovava per altre questioni, e ha cercato di discutere con lui. Ma il funzionario ha continuato a dire che gli abitanti del villaggio dovevano andare via, e che le case in costruzione dovevano essere abbattute e rase al suolo. In seguito il religioso ha chiesto a L. Mahanty di mettere per iscritto la sua opposizione a permettere che le case dei cristiani fossero ricostruite in quel luogo, ma il funzionario si è rifiutato. “Se Mahanty si oppone alla ricostruzione delle case da parte dei cristiani del villaggio, porteremo la questione in tribunale” ha detto padre Markose all'agenzia AsiaNews. Nel frattempo la giustizia continua a fare il suo corso: un tribunale nello Stato dell’Orissa ha condannato nove radicali indù per aver bruciato le case di cristiani nel villaggio di Damangpadar. La sentenza è di cinque anni di lavoro in carcere e una multa di cinquemila rupie. Fra i condannati ci sono un insegnante di una scuola governativa e un leader di fondamentalisti indù. (M.G.)







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