"E’ necessario che lo Stato recuperi il territorio" così, sull'emergenza rifiuti e
la presenza della camorra, don Francesco Minervino parroco di Maria Santissima
Assunta in Cielo a Napoli e decano di 14 realtà parrocchiali sul territorio. In città
secondo una prima stima restano ancora circa 1500 tonnellate di spazzatura. Nella
notte 150 teppisti con il volto coperto hanno assaltato 9 autocompattatori danneggiandone
5. E' stato comunque possibile lo sversamento di oltre 850 tonnellate di rifiuti nella
discarica di Chiaiano. Massimiliano Menichetti ha parlato della situazione
nel capoluogo partenopeo con lo stesso don Francesco:
R. - Le strade
sono piene di spazzatura. Questo Natale lo viviamo proprio nell’esperienza di quest’emergenza,
che è poi il segno delle tante emergenze che vive questa nostra città.
D.
- Sul fronte delle responsabilità il problema dei rifiuti a Napoli è annoso. Molti
accusano gli stessi napoletani, altri parlano di responsabilità delle istituzioni…
R.
- La responsabilità, certamente, è di ogni cittadino nei confronti del cosiddetto
“bene comune”. Napoli però, secondo me, è una di quelle città esemplari per la mancanza
di regole. Uno Stato democratico, una realtà istituzionale deve far garantire queste
regole. Penso che Napoli, oggi, diventi anche l’emblema del nostro Paese: ognuno,
in qualche modo, non si assume le proprie responsabilità. Napoli ha bisogno di essere
corretta in determinati atteggiamenti. Certamente si tratta di un problema culturale,
ma abbiamo bisogno anche di chi sappia dire: “Questo non dev’essere accettato”. La
disaffezione dell’impegno civile, sociale e politico nella nostra città è anche una
delle vittorie delle organizzazioni malavitose.
D. - Parliamo del problema
rifiuti ma in realtà quello della camorra è molto più ampio. Secondo lei come si spezza
questa realtà, che si riflette anche nei rifiuti?
R. - Si spezza quando
lo Stato riprende il possesso di questi territori. La presenza dello Stato in questi
luoghi non sarà mai attraverso le caserme, i presidi, i militari, ma è attraverso
lo Stato stesso che vive nelle sue realtà: l’istruzione garantita a tutti - quindi
la scuola pubblica che funziona -, il lavoro e la garanzia di un lavoro che sia protetto,
cercando di smantellare anche certe forme clientelari che esistono ancora oggi.
D.
- La Chiesa cosa sta facendo, come siete impegnati sul territorio?
R.
- Noi siamo chiamati prima di tutto, come Chiesa, a mantenere forte la speranza. Dove
c’è la frammentazione, dove ci sono le contrapposizioni e le divisioni vince il male,
vince questa realtà di confusione. Questa è la sua forza in questi territori: la Chiesa
vissuta nelle realtà di parrocchie recupera lo spirito comunitario. Non è facile in
una realtà come Napoli, soprattutto in determinati quartieri, delineare chiaramente
ciò che è lecito e ciò che è illecito, ciò che è per il bene e ciò che è per il male.
Noi siamo chiamati a farlo già, con il nostro impegno pastorale, proprio per dire:
“Questo va messo da questa parte e questo dall’altra”.
D. - Don Francesco,
dunque qual è l’augurio per questa città, che vive ancora una volta situazioni difficili,
in questo Natale 2010?
R. - L’augurio è che Napoli possa realmente recuperare
la forza del bene. Il Signore viene nella nostra storia, proprio in una storia segnata,
da periferia, da esclusi ed in questa storia di piccoli, Lui diventa il “Principe
della pace”. Recuperare questa presenza: solo allora ci sarà veramente la pace, anche
per questa città. (vv)