Sudan. Nuovo appello di pace dei vescovi in vista del referendum del 9 gennaio
Si moltiplicano gli appelli alla pace della Chiesa in Sudan: dopo quello dell’arcivescovo
di Saint Andrews ed Edinburgh, cardinale Keith Michael Patrick O’Brien, che ha chiesto
un intervento internazionale e dell’Onu in particolare per arginare la “violenza diffusa”,
anche i vescovi del Sudan si sono rivolti al governo britannico. Una delle paure principali
è che si riacuiscano le violenze in vista del referendum in programma il 9 gennaio,
in cui verrà sancita l’indipendenza della regione del sud, ma anche che questo non
venga condotto “in conformità agli standard riconosciuti a livello internazionale”.
A preoccupare, dopo gli scontri degli ultimi giorni in Darfur in cui hanno perso la
vita una quarantina di persone, è soprattutto l’azione dei guerriglieri affiliati
al Lord’s Resistance Army, che vuole ostacolare il processo di democratizzazione,
e che potrebbero dar vita ad attacchi. Il vescovo di Rumbek, Cesare Mazzolari, ha
condiviso con L’Osservatore Romano i suoi timori per la situazione dei rifugiati e
per i continui spostamenti della popolazione dal nord verso il sud del Paese, dove
nelle prossime settimane si attendono dalle 300 alle 500mila persone, mentre già 600
sono ospitate nella sola diocesi di Rumbek. Il presule sottolinea il forte impegno
della comunità cattolica che lavora a stretto contatto con le organizzazioni umanitarie,
ma al tempo stesso mette in luce l’estremo bisogno di strutture di accoglienza e di
aiuti per far fronte alle necessità basilari: “La collaborazione tra Chiesa e Ong
è totale – ha detto – il World Food Programme assicura i soccorsi essenziali in campo
nutrizionale”. L’episcopato, infine, ha avviato l’iniziativa “101 giorni di preghiera
per la riconciliazione in Sudan” che si concluderà il primo gennaio 2011 in coincidenza
con la Giornata mondiale della Pace. (R.B.)