Chiesa perseguitata in tutti i tempi, ma sempre consolata da Dio: le catechesi del
Papa su San Giovanni apostolo
La Chiesa subisce persecuzioni in tutti i tempi, ma è sempre protetta dalla consolazione
di Dio: è quanto afferma Benedetto XVI nelle sue catechesi su San Giovanni apostolo
ed evangelista, la cui festa ricorre oggi. Teologo dell’amore di Dio, Giovanni era
il discepolo prediletto di Gesù, che ha seguìto, unico tra gli apostoli, fin sotto
la Croce. Il Papa gli ha dedicato tre udienze generali durante l’estate del 2006.
Ce ne parla Sergio Centofanti:
La Chiesa
“appare indifesa, debole”, “è sempre minacciata, perseguitata”. Ma Giovanni - nelle
sue visioni sull’Isola di Patmos, nell’Egeo, dove è stato deportato a causa della
fede – vuole ridare fiducia ai cristiani, sbigottiti davanti a una storia che appare
“indecifrabile, incomprensibile” e per “il silenzio di Dio di fronte alle persecuzioni”.
Così nell’Apocalisse racconta la sua grande visione dell’Agnello che è sgozzato ma
sta ritto in piedi:
“Gesù, il Figlio di Dio, in questa terra è un
Agnello indifeso, ferito, morto. E tuttavia sta dritto, sta in piedi, sta davanti
al trono di Dio ed è partecipe del potere divino. Egli ha nelle sue mani la storia
del mondo. E così il Veggente vuol dirci: abbiate fiducia in Gesù, non abbiate paura
dei poteri contrastanti, della persecuzione! L'Agnello ferito e morto vince! Seguite
l'Agnello Gesù, affidatevi a Gesù, prendete la sua strada! Anche se in questo mondo
è solo un Agnello che appare debole, è Lui il vincitore”.(23 agosto 2006)
L’annuncio
della verità porta con sé le persecuzioni. Giovanni, davanti al Sinedrio che lo sta
processando con Pietro, non può tacere quello che ha visto e ascoltato:
“Proprio
questa franchezza nel confessare la propria fede resta un esempio e un monito per
tutti noi ad essere sempre pronti a dichiarare con decisione la nostra incrollabile
adesione a Cristo, anteponendo la fede a ogni calcolo o umano interesse”. (5 luglio
2006)
In Giovanni tutto parte dalla sua amicizia con Gesù, dal poggiare
il capo sul suo petto, dal capire che Dio è amore: e non ha amato a parole, ma con
i fatti perché ha pagato di persona per noi:
“Si noti bene: non viene
affermato semplicemente che ‘Dio ama’ e tanto meno che ‘l'amore è Dio!’. In altre
parole: Giovanni non si limita a descrivere l'agire divino, ma procede fino alle sue
radici ... Con ciò Giovanni vuol dire che il costitutivo essenziale di Dio è l’amore
e quindi tutta l'attività di Dio nasce dall’amore ed è improntata all'amore: tutto
ciò che Dio fa, lo fa per amore e con amore. Anche se non sempre possiamo subito capire
che questo è l’amore, ma è l’amore vero”. (9 agosto 2006)
L’uomo
è chiamato a rispondere all'amore senza misura di Dio, come dice Gesù nel comandamento
nuovo riportato nel Vangelo di San Giovanni: “Come io vi ho amati, così amatevi anche
voi gli uni gli altri”:
“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’,
ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile,
ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo
potuto realizzare. Non ci consente di essere contenti di come siamo, ma ci spinge
a rimanere in cammino verso questa meta”. (9 agosto 2006)
“Dio
è amore”: questa rivelazione – afferma il Papa – illumina “la faccia oscura della
storia”. Per questo la sofferenza non è “l’ultima parola”, ma è un “punto di passaggio
verso la felicità”. Per questo possiamo dire: “Vieni, Signore Gesù”.