2010-12-23 14:31:50

Il 26 gennaio manifestazione a Roma per la liberazione di Asia Bibi


La società italiana scende in piazza per lanciare un messaggi odi solidarietà e vicinanza ad Asia Bibi: i parlamentari, il mondo cattolico, le altre comunità religiose, la società civile in Italia annunciano una manifestazione che si terrà a Roma il 26 gennaio 2011, dal titolo “L’Italia per Asia Bibi: libertà giustizia, diritti umani”. Come riferito all’agenzia Fides, gli organizzatori chiedono “libertà, salvezza e giustizia per Asia Bibi; abolizione o revisione della legge sulla blasfemia in Pakistan; rispetto dei diritti umani fondamentali”. Asia Bibi, cristiana 45enne e madre di cinque figli, è la prima donna condannata a morte per il reato di blasfemia in Pakistan. Asia passerà il suo secondo Natale nel carcere di Sheikhupura (nella provincia del Punjab), dove si trova da un anno e mezzo. Un Natale che, in Pakistan, si preannuncia agitato da manifestazioni di vario genere che potrebbero acuire la polarizzazione sociale e sfociare perfino in nuove violenze ai danni delle minoranze religiose. In tale contesto, in Italia “esponenti politici di tutti gli schieramenti, il mondo cattolico e altre comunità religiose, associazioni della società civile italiana intendono esprimere piena solidarietà ad Asia Bibi e alla sua famiglia, e sostenere quanti in Pakistan si stanno impegnando per cercare di sanare questa ingiustizia”. Gli organizzatori sostengono “la proposta di revisione della legge sulla blasfemia, già approdata in Parlamento, su iniziativa di Sherry Rehman, parlamentare musulmana del partito di governo e presidente del “Jinnah Institute”, e auspicano “il successo dei lavori della speciale Commissione, voluta dal presidente Zardari, che, sotto la guida del Ministro per le Minoranze Shabhaz Bhatti, elaborerà un progetto globale di revisione della discussa normativa”. La manifestazione del 26 gennaio 2011 intende “far giungere ad Asia Bibi e alla sua famiglia un messaggio di vicinanza e di solidarietà, ribadendo la richiesta di revoca della condanna e l’immediato rilascio della donna; rimarcare il pieno appoggio a tutte le diverse organizzazioni, cristiane e musulmane, che in Pakistan si stanno impegnando per la abolizione o la revisione della legge sulla blasfemia, per la legalità, per la difesa dei diritti umani; ribadire il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, sanciti dagli art. 18 e 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui il Pakistan è firmatario; chiedere una moratoria immediata di tutte le esecuzioni capitali nel Paese”. (R.P.)







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