2010-12-22 14:11:37

Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcune interpretazioni delle parole del Papa nel libro “Luce del mondo”


Le parole di Benedetto XVI riguardo ad alcune questioni di morale sessuale contenute nel libro-intervista di Peter Seewald “Luce del Mondo”, “non sono una modifica della dottrina morale né della prassi pastorale della Chiesa”: lo ribadisce una nota della Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicata ieri pomeriggio. Ce ne parla Sergio Centofanti:RealAudioMP3

La nota parla di “interpretazioni non corrette, che hanno generato confusione sulla posizione della Chiesa cattolica riguardo ad alcune questioni di morale sessuale”. “Il pensiero del Papa – si afferma - non di rado è stato strumentalizzato” laddove invece intendeva “ritrovare la grandezza del progetto di Dio sulla sessualità, evitandone la banalizzazione oggi diffusa”. Talora è stato presentato come se fosse “in contraddizione con la tradizione morale della Chiesa, ipotesi che taluni hanno salutato come una positiva svolta e altri hanno appreso con preoccupazione, come se si trattasse di una rottura con la dottrina sulla contraccezione e con l’atteggiamento ecclesiale nella lotta contro l’Aids. In realtà – viene precisato - le parole del Papa, che accennano in particolare ad un comportamento gravemente disordinato quale è la prostituzione (cfr. Luce del mondo, prima ristampa, novembre 2010, pp. 170-171), non sono una modifica della dottrina morale né della prassi pastorale della Chiesa”.

La nota ribadisce quanto affermato da Paolo VI nell’Humanae Vitae. “L’idea che dalle parole di Benedetto XVI si possa dedurre che in alcuni casi sia lecito ricorrere all’uso del profilattico per evitare gravidanze indesiderate è del tutto arbitraria e non risponde né alle sue parole né al suo pensiero. A questo riguardo il Papa propone invece vie umanamente e eticamente percorribili, per le quali i pastori sono chiamati a fare ‘di più e meglio’ (Luce del mondo, p. 206), quelle cioè che rispettano integralmente il nesso inscindibile di significato unitivo e procreativo in ogni atto coniugale, mediante l’eventuale ricorso ai metodi di regolazione naturale della fecondità in vista di una procreazione responsabile”. La nota precisa inoltre che il Papa, in realtà, non si riferiva, nella pagina in questione, né alla morale coniugale e nemmeno alla contraccezione, ma “al caso completamente diverso della prostituzione, comportamento che la morale cristiana da sempre ha considerato gravemente immorale”.

Nell’intervista il Papa ribadisce, inoltre, che i profilattici non costituiscono “la soluzione autentica e morale” del problema dell’Aids e che “concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità”, perché “non si vuole affrontare lo smarrimento umano che sta alla base della trasmissione della pandemia. È innegabile peraltro – prosegue la nota - che chi ricorre al profilattico per diminuire il rischio per la vita di un’altra persona intende ridurre il male connesso al suo agire sbagliato”. In questo senso Benedetto XVI rileva che il ricorso al profilattico “nell’intenzione di diminuire il pericolo di contagio, può rappresentare tuttavia un primo passo sulla strada che porta ad una sessualità diversamente vissuta, più umana”. Anche queste parole sono state interpretate da alcuni in modo non corretto ricorrendo alla teoria del cosiddetto “male minore”. Il Papa, infatti, “non ha detto che la prostituzione col ricorso al profilattico possa essere lecitamente scelta come male minore”, come alcuni hanno sostenuto. Ma se qualcuno pratica la prostituzione essendo infetto dall’Hiv e “si adopera per diminuire il pericolo di contagio anche mediante il ricorso al profilattico, ciò può costituire un primo passo nel rispetto della vita degli altri, anche se la malizia della prostituzione rimane in tutta la sua gravità. Tali valutazioni – conclude la nota - sono in linea con quanto la tradizione teologico-morale della Chiesa ha sostenuto anche in passato”.







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