Messaggio natalizio di Bartolomeo I: " Diamo il pane quotidiano a chi è nel bisogno"
.“Cristo è venuto nel mondo per diffondere la Buona Novella. Egli ancora continua
ad incarnarsi per aiutare e per guarire la debolezza umana. Ha nutrito miracolosamente
e ripetutamente coloro i quali hanno ascoltato la sua parola; ha curato i lebbrosi,
sostenuto gli infermi, concesso la vista ai ciechi, l'udito ai sordi e la parola
ai muti, ha liberato gli indemoniati dagli spiriti impuri, ha fatto risorgere dai
morti, ha difeso i diritti degli oppressi e degli abbandonati, ha condannato la ricchezza
illegale, l'insensibilità verso i poveri, l'ipocrisia e la hýbris nei rapporti umani.
Ha offerto se stesso come esempio di sacrificio volontario di svuotamento di sé per
la salvezza degli altri”: e’ questo il cuore del messaggio natalizio del Patriarca
ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I a tutti i figli del Patriarcato. In questo
tempo natalizio risuona forte la voce della Chiesa che ci spinge ad una attenta riflessione
al mistero dell'Incarnazione. Bartolomeo I nel suo augurio - pubblicato sull’Osservatore
Romano - afferma:“Ci sono innumerevoli disoccupati, nuovi poveri, senza tetto, giovani
con sogni infranti. Ciononostante, Betlemme si traduce con “Casa del Pane”. Quindi,
come fedeli cristiani, dobbiamo a tutti i nostri fratelli e a tutte le nostre sorelle
non solo il “pane essenziale”, cioè Cristo in fasce in una umile mangiatoia a Betlemme,
ma anche il pane quotidiano concreto per la sopravvivenza e tutto ciò che “attiene
a ciò che è necessario per il corpo” (Giacomo, 2, 16). “ Ora è tempo di applicare
il messaggio evangelico in modo pratico con un senso decoroso di responsabilità! Ora
è tempo di mettere in pratica in modo chiaro e preciso le parole dell'apostolo: “con
le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Giacomo, 2, 18). Ora è opportuno per noi “elevare
la mente alle cose divine”, all'altezza della virtù regale dell'amore che ci avvicina
a Dio”: questo l’auspicio finale del patriarca.( C.P.)