Marcia della pace di fine anno ad Ancona per sostenere la libertà religiosa
“Libertà religiosa, via per la pace”. E’ con il tema scelto da Benedetto XVI per la
celebrazione della Giornata Mondiale per la Pace del 2011, che prenderà il via la
43esima edizione della marcia per la pace del 31 dicembre. Promossa dalla Conferenza
episcopale italiana, Pax Cristi e Caritas, l’iniziativa – che si celebra dal 1968
– si terrà quest’anno ad Ancona, città che ospiterà, a settembre, il prossimo Congresso
eucaristico nazionale. Oggi, a Roma, la conferenza stampa di presentazione dell’evento.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di mons. Giancarlo Bregantini,
presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia
e la pace.
R. – La marcia,
ormai, ha tanti, tanti decenni; però, ogni anno dentro c’è una foglia in più, di questo
meraviglioso albero della libertà religiosa: c’è il cuore dell’uomo, e l’uomo senza
cuore perde il cielo, perde la sua identità, e alla fine non trova gli strumenti per
la pace. Quindi, non è soltanto ciò che fai, ma è anche ciò che ti alleni ad essere
e quello – in fondo – è l’appello che il Papa fa: che l’umanità si alleni, si abitui
a dialogare con se stessa, con il cielo e con i fratelli, in relazioni sempre nuove,
sempre fresche. Questo è il messaggio – bellissimo e straordinario – che il Papa ci
rivolge.
D. – Nel messaggio, il Papa sottolinea il difficile momento,
per quanto riguarda le persecuzioni dei cristiani nel mondo. Questa marcia vuole camminare
su questa linea?
R. – E’ soprattutto un duplice aspetto: nelle nazioni
dove la libertà è violata, è presenza e solidarietà, è attenzione e a tratti anche
denuncia, forte, chiara, rispettosa ma molto ferma. Dall’altra, però, in Occidente,
dove la libertà non è così violata ma è talvolta ironizzata, è un appello ai credenti
perché siano tenaci, perché siano forti, perché siano soprattutto liberi dentro, cioè
capaci di testimoniare con chiarezza e con autenticità i valori del cielo.
D.
– E questo avviene anche grazie ad una Chiesa che si mette in cammino, prossima alla
gente …
R. – Sì, perché anche in Italia c’è un sottile gioco di ostilità,
talvolta di tendenze che vogliono sminuire il valore della ricerca religiosa. Quindi
noi ad Ancona, proprio ad Ancona, località del prossimo Congresso eucaristico, chiederemo
di darci il coraggio di una fede sorridente, vera che guarda il cielo ma che guarda
anche la terra, che sa abbracciare l’uomo, che sa incontrare ogni uomo che cerca Dio,
l’uomo che cerca se stesso, che cerca la verità e la vita.
D. – Questa
marcia vuole anche dare un segnale forte ad un’Italia che in questo momento vive momenti
di difficoltà su più fronti …
R. – Certamente, specialmente nel mondo
giovanile. I giovani cercano la verità, la loro identità e la trovano anche attraverso
il cammino religioso. Quello che noi chiediamo è che ci sia reale ascolto delle loro
fatiche, dei loro drammi, delle loro lacrime.
D. – Qual è, dunque, il
suo auspicio?
R. – Il mio auspicio è che ci sia rispetto delle ricerche.
Io immagino così: che il Papa parli a tre realtà. Al cuore dell’uomo, alla famiglia
e alla società. Al cuore dice: cercate sempre il cielo; alla famiglia dice: educate
al pluralismo; alla società: non abbiate paura di chi è diverso da voi a livello religioso.
D.
– Quanto è importante, però, l’identità, per potere avere un vero dialogo, un autentico
dialogo?
R. – L’identità nasce da un cuore che cerca Dio, che cerca
il cielo; da una famiglia che ti abitua e ti testimonia, e dal fatto che tu sorridi
anche al cospetto di chi la pensi diversamente da te e dal fatto che tu sappia dare
– come dice il Papa, lo cita il testo – risposte autentiche, senza paura, a chi ti
chiede ragione della speranza che è in te. (gf)