Il ciclo della Radio Vaticana sul Concilio: il volto della Chiesa, tra comunione e
gerarchia
La Chiesa, gerarchia piramidale e assemblea comunitaria. Sono le due “facce” complementari
del Corpo mistico di Cristo, maturate in duemila anni di tradizione e di Magistero.
Due aspetti che vanno compresi nel loro intimo legame, così come il Vaticano II si
premurò di mettere in luce nella Costituzione dogmatica Gaudium et spes. Il
gesuita padre Tadeusz Kowalczyk si sofferma su questo tema nella settima puntata
del ciclo dedicato alla rilettura dei documenti conciliari:
La Chiesa
ha le sue dimensioni inalterabili che derivano dal suo rapporto con Dio uno e trino.
Però essa è nello stesso tempo un soggetto della storia e come tale cambia. Possono,
dunque, esistere diversi modelli dell’essere Chiesa. Tali modelli sono magari complementari
e non opposti.
Per esempio il modello “a piramide” che prevaleva prima
del Concilio Vaticano II, mette in rilievo la struttura gerarchica della Chiesa e
il ruolo del Vescovo di Roma. Il Concilio ovviamente non ha rigettato tale prospettiva,
ma l’ha integrata con il modello comunitario. La Costituzione sulla Chiesa afferma:
“La società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea
visibile e la comunità spirituale, […] non si devono considerare come due cose diverse;
esse formano piuttosto una sola complessa realtà” (n. 8).
Giovanni Paolo
II nella lettera Novo millennio ineunte si riferisce alle direttive
del Concilio Vaticano II che servono ad assicurare la comunione, ed afferma:
“Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco
la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia” (n. 43).
Questa
spiritualità di comunione consiste nell’essere uniti nella diversità dei carismi per
il bene comune. Non mancano purtroppo nella Chiesa le rivalità meschine e l’arrivismo
che distruggono la comunione. Lo spirito autentico del Concilio vuole approfondire
la spiritualità di comunione tra Papa, vescovi e presbiteri, tra pastori e l’intero
popolo di Dio, tra clero e religiosi, tra associazioni e movimenti ecclesiali. Senza
questa comunione la voce della Chiesa non sarà udibile in maniera efficace agli odierni
areopaghi. Il membro della Chiesa non è un cliente dei servizi religiosi, ma – secondo
la visione del Concilio – fa parte della comunione, la quale viene rafforzata o indebolita
dalla sua presenza.