Iraq: Natale all'insegna della massima sicurezza dopo gli attentati ai cristiani
Dopo l'attentato alla cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso e il continuo
assassinio dei cristiani, non ci saranno Messe nella notte di Natale né a Bagdad,
né a Mosul, né a Kirkuk. Per questioni di sicurezza, le chiese non avranno addobbi
e decorazioni e le messe si celebreranno solo con la luce del giorno e con la massima
sobrietà. Uno stato di tristezza e lutto perenne regna fra i cristiani. La preoccupazione
è grande per il futuro dei giovani che da due mesi ormai non possono frequentare l’università.
Da parte del governo non ci si aspetta nulla di rassicurante sul fronte della difesa
dei cristiani: la leadership è troppo occupata nella formazione del nuovo esecutivo.
A Kirkuk la sicurezza è un po’ migliore che nella capitale, ma anche qui ci sono rapimenti
e minacce. “Per questo abbiamo deciso - spiega all’agenzia AsiaNews mons. Louis Sako,
arcivescovo caldeo di Kirkuk - per la prima volta dopo sette anni dall’inizio della
guerra, di non celebrare la Messa durante la notte. Di non fare festa: non ci sarà
Babbo Natale per i bambini, non ci saranno cerimonie per gli auguri ufficiali con
le autorità. Sono già sei settimane che non celebriamo messe per mancanza di sicurezza.
Celebriamo solo nella tarda mattinata e il sabato nel pomeriggio. Per il momento abbiamo
fermato anche la catechesi. Non abbiamo diritto di mettere a rischio la vita della
gente. Ci sono guardie davanti a tutte le parrocchie, ma il problema è quando si esce
in fila in strada. I cristiani sono un obiettivo facile. Anche quest’anno, nonostante
tutto, pregheremo per la pace”. A conclusione il presule afferma: “Nella mia omelia
insisterò sui problemi, gli scontri e le paure ma il Natale senz’altro porterà un
messaggio di speranza. Evidentemente cielo e terra sono due realtà diverse. Al Natale
è seguita la strage degli Innocenti. Anche per noi iracheni Natale, speranza e gioia
sono legati a dolore e martirio. La pace è un progetto: gli uomini soprattutto quelli
di buona volontà dovrebbero realizzarlo. Noi cristiani - conclude mons. Sako - se
vogliamo essere cristiani e se accogliamo il Natale e il suo messaggio, dobbiamo essere
veri artigiani della pace, della concordia fra i nostri fratelli e sorelle irachene”.
(C.P.).