2010-12-19 14:47:32

Una struttura dei Gesuiti in India offre assistenza legale e istruzione all'etnia Adivasis


Nel Gujarat, in India, i missionari Gesuiti hanno organizzato il Rajpila Social Service (Rsss), per aiutare gli indigeni Adivasis a fronteggiare gli effetti dello sviluppo economico. Il centro – riferisce l’agenzia AsiaNews - fornisce istruzione e assistenza legale gratuita per la tutela dei propri diritti, visto che la recente espansione industriale dello Stato sta mettendo in ginocchio le popolazioni indigene. Rappresentano il 15% della popolazione totale e molto spesso sono costretti ad abbandonare le loro terre per lasciare spazio a industrie e centrali energetiche. Padre Rappai Poothokaren afferma che “molti missionari hanno notato il legame tra la distruzione della cultura tribale e l’aumento dei casi di povertà”. Il sacerdote sottolinea che gli aiuti umanitari non sono più sufficienti per difendere gli indigeni da questo processo. “Per far valere i loro diritti – continua – essi hanno bisogno di essere educati, motivati e organizzati. Noi Gesuiti abbiamo visto un legame tra fede e giustizia, così abbiamo iniziato a sostenere i tribali per renderli più consapevoli”. I religiosi della Compagnia di Gesù lavorano fra gli indigeni del Gujarat fin dal 1960. A tutt’oggi oltre 26 mila indigeni sono membri di organizzazioni laiche e cristiane in difesa dei diritti, nate grazie al lavoro dei missionari. I programmi vanno dalla formazione dei leader allo sviluppo di cooperative agricole, per la coltivazione di erbe medicinali essenziali nella conservazione delle tradizioni. Negli anni, i Gesuiti hanno spinto anche molti giovani indigeni a studiare giurisprudenza per combattere gli abusi subiti dalla loro popolazione e aiutare anziani e analfabeti a districarsi nei cavilli della burocrazia statale. Nel 2000, padre Poothokaren e i membri dell’Rsss hanno sostenuto gli indigeni nell’organizzare le proteste per la costruzione della diga Narmada, che minacciava di sommergere migliaia di villaggi e causare gravi danni ecologici. Il caso è giunto fino alla Corte suprema indiana, che ha ordinato alla ditta costruttrice la modifica del progetto e il versamento di un indennizzo per gli sfollati. (E.B.)







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