2010-12-19 10:29:18

Il Golfo di Napoli e una scuola di vela "per la vita": occasione di crescita e riscatto per 100 bambini dei rioni. Intervista con padre Loffredo


Ha preso il via in questi giorni a Napoli “Una vela per la vita”, progetto rivolto a 100 bambini dei quartieri Rione Sanità e San Giovanni a Teduccio. L’iniziativa è stata ideata dalla Lega navale di Napoli, in collaborazione con altre associazioni, e da padre Antonio Loffredo, parroco di Rione Sanità, che lavora con i giovani del quartiere da circa dieci anni. Al microfono di Anna Rita Cristaino, padre Loffredo spiega in che cosa consiste l’iniziativa:RealAudioMP3

R. – “Una vela per sperare” consiste nella possibilità che 100 bambini hanno avuto di seguire un corso di vela nel Golfo di Napoli, ed è inserito in un progetto più ampio che, come sacerdoti, stiamo seguendo nel Rione Sanità. Il Rione Sanità, per chi non lo conoscesse, è un rione marginale, separato dal resto della città, pur stando nel centro storico. E' diventato un ghetto, e il lavoro che si sta compiendo alla Sanità è quello di aprire il rione, e la modalità dell’apertura è quello di portare i nostri bambini fuori - quindi viaggiano molto – e di dare loro esperienze come questa, che li portino ad avere orizzonti diversi. Poi, c’è l’iniziativa di portare persone ospiti all’interno: la Sanità custodisce le catacombe, custodisce le più belle basiliche, i più bei palazzi… Per questo, si sta lavorando – d’accordo con la diocesi – per invitare la gente a rompere l’emarginazione di questo ghetto con la loro visita, e anche per utilizzare i beni storico-artistici come un motore per fare rinascere il quartiere.

D. – Cosa significa un quartiere a rischio?

R. – Sono quelle "parolacce" che girano sempre tra voi giornalisti: una volta utilizzate, si ripetono poi all’infinito. Io non so cosa significhi “a rischio”. Sono ragazzi che vivono e che certamente hanno possibilità in meno rispetto ad altri, ma per ragioni contingenti. Certamente hanno poche chances, perché in effetti il quartiere nostro si caratterizza come quartiere chiuso e quindi l’operazione da compiere non è piangere sull’eventuale rischio, ma aprire all'esterno.

D. – In che modo la parrocchia è entrata in una rete di collaborazione con le istituzioni, con le ong?

R. – Noi ci stiamo muovendo da dieci anni, coinvolgendo soprattutto le fondazioni, che pure nel Sud non sono molte: stiamo convincendo alcune fondazioni del Nord ad investire nelle nostre idee, nei nostri sogni. E quindi stiamo scrivendo dal basso di situazioni che, in genere, dovrebbero sostanzialmente essere favorite dalle istituzioni.

D. – “Una vela per la vita” si aggiunge ad altri progetti…

R. – Sì. Stiamo cercando di ostacolare un eventuale degrado etico con l’estetica: quindi lei troverà alla Sanità un’orchestra sinfonica – “Santià ensemble” – sul modello delle orchestre venezuelane che ha fatto Abreu: in Italia, è la prima a nascere alla Sanità, su quel modello. Bambini che non hanno risorse economiche per poter fare musica, fanno musica, fanno orchestra: ormai sono tre anni, e pensi che dei 36 ragazzi coinvolti, nessuno ha lasciato l’impegno di fare musica ogni giorno. Siamo pronti a far partire il secondo “Sanità ensemble”! Così abbiamo il teatro – perché il quartiere è noto per aver dato i natali a Totò, ma è il quartiere nel quale le cose si vivono non per ragionamento, ma per emozione. Qui sono abituati a parlare, a dire, a vivere le emozioni. E poi, ci saranno le guide che accompagneranno gli ospiti al Rione Sanità… (gf)







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