Il Golfo di Napoli e una scuola di vela "per la vita": occasione di crescita e riscatto
per 100 bambini dei rioni. Intervista con padre Loffredo
Ha preso il via in questi giorni a Napoli “Una vela per la vita”, progetto rivolto
a 100 bambini dei quartieri Rione Sanità e San Giovanni a Teduccio. L’iniziativa è
stata ideata dalla Lega navale di Napoli, in collaborazione con altre associazioni,
e da padre Antonio Loffredo, parroco di Rione Sanità, che lavora con i giovani
del quartiere da circa dieci anni. Al microfono di Anna Rita Cristaino, padre
Loffredo spiega in che cosa consiste l’iniziativa:
R. – “Una
vela per sperare” consiste nella possibilità che 100 bambini hanno avuto di seguire
un corso di vela nel Golfo di Napoli, ed è inserito in un progetto più ampio che,
come sacerdoti, stiamo seguendo nel Rione Sanità. Il Rione Sanità, per chi non lo
conoscesse, è un rione marginale, separato dal resto della città, pur stando nel centro
storico. E' diventato un ghetto, e il lavoro che si sta compiendo alla Sanità è quello
di aprire il rione, e la modalità dell’apertura è quello di portare i nostri bambini
fuori - quindi viaggiano molto – e di dare loro esperienze come questa, che li portino
ad avere orizzonti diversi. Poi, c’è l’iniziativa di portare persone ospiti all’interno:
la Sanità custodisce le catacombe, custodisce le più belle basiliche, i più bei palazzi…
Per questo, si sta lavorando – d’accordo con la diocesi – per invitare la gente a
rompere l’emarginazione di questo ghetto con la loro visita, e anche per utilizzare
i beni storico-artistici come un motore per fare rinascere il quartiere.
D.
– Cosa significa un quartiere a rischio?
R. – Sono quelle "parolacce"
che girano sempre tra voi giornalisti: una volta utilizzate, si ripetono poi all’infinito.
Io non so cosa significhi “a rischio”. Sono ragazzi che vivono e che certamente hanno
possibilità in meno rispetto ad altri, ma per ragioni contingenti. Certamente hanno
poche chances, perché in effetti il quartiere nostro si caratterizza come quartiere
chiuso e quindi l’operazione da compiere non è piangere sull’eventuale rischio, ma
aprire all'esterno.
D. – In che modo la parrocchia è entrata in una
rete di collaborazione con le istituzioni, con le ong?
R. – Noi ci stiamo
muovendo da dieci anni, coinvolgendo soprattutto le fondazioni, che pure nel Sud non
sono molte: stiamo convincendo alcune fondazioni del Nord ad investire nelle nostre
idee, nei nostri sogni. E quindi stiamo scrivendo dal basso di situazioni che, in
genere, dovrebbero sostanzialmente essere favorite dalle istituzioni.
D.
– “Una vela per la vita” si aggiunge ad altri progetti…
R. – Sì. Stiamo
cercando di ostacolare un eventuale degrado etico con l’estetica: quindi lei troverà
alla Sanità un’orchestra sinfonica – “Santià ensemble” – sul modello delle orchestre
venezuelane che ha fatto Abreu: in Italia, è la prima a nascere alla Sanità, su quel
modello. Bambini che non hanno risorse economiche per poter fare musica, fanno musica,
fanno orchestra: ormai sono tre anni, e pensi che dei 36 ragazzi coinvolti, nessuno
ha lasciato l’impegno di fare musica ogni giorno. Siamo pronti a far partire il secondo
“Sanità ensemble”! Così abbiamo il teatro – perché il quartiere è noto per aver dato
i natali a Totò, ma è il quartiere nel quale le cose si vivono non per ragionamento,
ma per emozione. Qui sono abituati a parlare, a dire, a vivere le emozioni. E poi,
ci saranno le guide che accompagneranno gli ospiti al Rione Sanità… (gf)