Aperto a Roma un nuovo "Emporio della solidarietà" gestito dalla Caritas per famiglie
in disagio economico
La città di Roma da questo Natale ha un nuovo “Emporio della solidarietà”, un supermercato
gratuito per famiglie in condizioni economiche difficili. E’ il secondo punto di distribuzione
presente nella capitale voluto e gestito dalla Caritas, al quale si accederà con una
card valida per sei mesi in base alle esigenze segnalate dai Centri di ascolto
sul territorio. Ce ne parla Gabriella Ceraso:
E’ situato
in Via Avolio, al civico 60, il nuovo supermercato di generi alimentari voluto dalla
Caritas. La zona è quella di Roma Sud, Spinaceto, XII municipio, con oltre 25 mila
abitanti da raggiungere. E la scelta è stata necessaria, sottolinea la Caritas, perché
l’altro emporio gratuito è troppo distante: è in zona Casilina. La nuova struttura
si estende per circa 200 metri quadrati: l’apertura avverrà solo in alcuni giorni
della settimana, perché a lavorarci saranno soltanto i volontari. All’interno, anche
un centro di ascolto ma soprattutto tutto ciò di cui le famiglie possono avere bisogno.
Cesare Evangelista è uno dei volontari:
“Cercheremo
di avere parecchi articoli, anche se partiremo con un numero un po’ limitato all’inizio;
sono tutte raccolte che faremo con i supermercati, con il Banco alimentare”.
Dunque,
un circuito virtuoso di solidarietà che ha inizio dall’opera sul terreno delle Caritas:
“Tutti
i centri di ascolto delle sei parrocchie che inizieranno ad usufruire di questo emporio,
individueranno le famiglie da aiutare. Queste famiglie saranno munite di una tessera
che avrà validità per circa sei mesi, eventualmente rinnovabile. Dovranno venire qui
e prendere questi prodotti. Noi valuteremo quante volte vengono, che cosa prendono…
E’ chiaro che non potranno venire tutte, e di conseguenza noi continueremo ad andare
a casa da altre famiglie, dai malati”.
Sei mesi rinnovabili per la “card
familiare”, un sistema scelto con uno scopo preciso, come sottolinea mons.
Enrico Feroci, direttore della Caritas:
“E’ ovvio che per
sei mesi le famiglie possono essere aiutate, ma questa non deve diventare una realtà
stabile per sempre, perché altrimenti le faremmo diventare dipendenti a vita di qualcuno.
Noi vorremmo che questo fosse un aiuto, in modo che le famiglie possano poi rimettersi
in piedi e camminare con le proprie gambe. Ed è altrettanto chiaro che i singoli casi
vengono presi in considerazione in modo a sé stante”.
Ma la povertà,
continua mons. Feroci, non si esaurisce in termini di necessità alimentari, soprattutto
a Roma:
“La nostra risposta con i generi alimentari è una delle tante
risposte, ma io punto soprattutto sull’attenzione all’altro, nel saper mettere l’altro
al centro: questo credo sia il discorso fondamentale. Altrimenti, sì, si può mangiare,
ma si può morire di solitudine, di abbandono”.(gf)