L’Onu critica la Svezia per il rimpatrio da Stoccolma di cinque cristiani iracheni
Dure critiche al governo svedese da parte della Commissione delle Nazioni Unite per
i rifugiati per avere rimpatriato cinque cristiani iracheni che chiedevano asilo in
Svezia. I cinque – secondo AsiaNews - facevano parte di un gruppo di almeno 20 persone
provenienti dall’Iraq. Migliaia di cristiani hanno cercato un rifugio sicuro fuori
dalle frontiere dopo il massacro del 31 ottobre nella cattedrale siro-cattolica di
Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. Secondo fonti non ufficiali le autorità motivano
il rifiuto adducendo una situazione di relativa maggiore tranquillità nel Paese. “Abbiamo
udito molti racconti di persone che fuggono dalle loro case dopo aver ricevuto minacce
dirette. Molti dei nuovi arrivati spiegano che hanno lasciato l’Iraq per paura di
un attacco, dopo quello che è accaduto il 31 ottobre” ha detto Melissa Fleming, portavoce
a Ginevra dell’organismo delle Nazioni Unite. “Alcuni hanno potuto prendere solo poche
cose con sé” ha aggiunto la Fleming. La deportazione dei cinque cristiani iracheni
è avvenuta una settimana dopo che un terrorista suicida nato in Iraq e residente in
Gran Bretagna si è fatto esplodere nel centro di Stoccolma. Al Qaeda ha rivendicato
il massacro di Baghdad, e ha dichiarato che i cristiani sono un bersaglio legittimo.
Altre uccisioni e episodi di violenza ne sono seguiti, e secondo Fleming circa mille
famiglie hanno lasciato Baghdad per la provincia di Ninive cercando una sicurezza
relativa nella zona curda. I funzionari dell’Onu in Siria, Giordania e Libano dicono
che un numero crescente di cristiani iracheni stanno arrivando, e chiedono aiuto.
Nella sola Siria circa 133 famiglie – 300 persone – hanno chiesto lo status di rifugiati
da novembre. In Giordania il numero di richieste d’asilo dall’Iraq è raddoppiato in
un mese. L’Onu afferma che il rimpatrio dalla Svezia avviene in un momento in cui
i funzionari sul posto registrano un crescente numero di casi di attacchi ai cristiani.