Clima sempre più da guerra civile in Costa D’Avorio. Gli scontri di ieri ad Abidjan
hanno provocato la morte di almeno 20 persone, tra miliziani, fedeli al presidente
uscente Gbagbo, e manifestanti sostenitori del presidente eletto, Ouattara. Anche
oggi si temono nuove violenze. Intanto, la comunità internazionale sta facendo fronte
comune, condannando le violenze ed esortando le parti al dialogo. Dopo Onu e Stati
Uniti, oggi si è pronunciata l’Unione Europea. In una nota l’Alto rappresentante per
la politica estera, Catherine Ashton, ha espresso preoccupazione per l'aumento delle
tensioni, deplorando qualsiasi ricorso alle violenze. Della situazione Giancarlo
La Vella ha parlato con un missionario nel Paese africano del quale non facciamo
il nome per motivi di sicurezza:
R. - E’ il
dramma dell’Africa: chi si siede sul trono presidenziale non vuole lasciare. Questo
è il problema. E’ una situazione catastrofica.
D. - C’è il rischio che
ritornino i tempi drammatici della guerra civile, come nel 2002?
R.
- Io conosco tanti militari. Anche loro sono stanchi di questa situazione ed infatti
nessuno vuole la guerra. Ma certamente c’è il rischio.
D. - C’è qualcosa
che non si conosce di quanto sta avvenendo in Costa d’Avorio?
R. - Qui
dalle 10 del mattino fino al tardo pomeriggio avvengono sparatorie continue, una dopo
l’altra. Non possiamo uscire, la gente rimane bloccata in casa. Non si può continuare
così. La cosa grave, purtroppo, è che ci sono stati dei morti e ci sono dei feriti.
D.
- E’ uno scontro che sta avvenendo ad lati livelli, tra i due presidenti. La gente
come sta vivendo questa situazione?
R. - La gente sta subendo questa
situazione. La gente ha vissuto sempre con la speranza che le elezioni presidenziali
potessero risolvere il problema e portare la pace. Dieci anni di trattative, di accordi:
la gente è stanca! Adesso ci troviamo peggio di prima.
D. - In questa
situazione drammatica qual è il ruolo di voi missionari?
R. - La nostra
missione è unica: portare il Vangelo, chiamare alla conversione l’un l’altro, convertirsi
tutti, perché la luce arriva tra le tenebre. Quello che ha guastato questo Paese sono
proprio le sue ricchezze: l’uomo nell’abbondanza non capisce niente, è uno stolto,
questa è la realtà. Questo ci dà più slancio, perché se non abbiamo cristiani solidi
nella fede, alla fine vanno dietro alle sette che proclamano la felicità subitanea.
Questo ci sta aiutando ad andare in profondità, verso la profondità della fede. Abbiamo
bisogno di cristiani solidi davanti a queste sfide, altrimenti è inutile e questo
lo può fare solo la Chiesa, la comunione, la pace, l’amore. Questo è un miracolo.
(vv)