2010-12-17 14:32:37

Profughi eritrei nel Sinai: il Parlamento europeo chiede all'Egitto di attivarsi


“Siamo molto contenti che il Parlamento europeo abbia rivolto un forte appello al governo egiziano. Visti i rapporti molto stretti tra l’Egitto e l’Ue, e tra l’Italia e l’Egitto, speriamo che la risoluzione del Parlamento europeo induca le autorità egiziane a muoversi”, anche se nella risoluzione “non è stata inclusa la nostra proposta, ossia permettere ‘l’evacuazione umanitaria’ dei rifugiati dall’Egitto all’Europa”. E’ il commento all'agenzia Sir di Christopher Hein, a proposito della risoluzione approvata ieri dal Parlamento europeo, che “sollecita le autorità egiziane a prendere tutte le misure necessarie per assicurarsi della liberazione degli eritrei tenuti in ostaggio” nel Sinai. Questo pomeriggio, riferisce Hein, avremo anche un incontro con l’ambasciatore d’Egitto presso la Santa Sede. “Noi pensiamo che anche l’Unione Europea dovrebbe fare la sua parte – precisa Hein -. Continueremo chiedere ‘evacuazione umanitaria’ dei profughi, perché pensiamo sia importante non lasciare sole le autorità egiziane e anche perché sappiamo che se gli ostaggi venissero liberati dai trafficanti rischierebbero di essere arrestati di nuovo dalle forze dell’ordine egiziane, come accaduto tante altre volte, visto che l’Egitto non garantisce protezione umanitaria per chi è costretto a fuggire dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Somalia e da altri Paesi. Sappiamo abbastanza concretamente dove sono – sottolinea Hein - ma non possiamo certo fare un’azione nel territorio di uno Stato sovrano. Allora cerchiamo di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e politica in Italia e in Europa affinché a loro volta allarmino le autorità egiziane”. In diverse zone del Sinai vi sono circa un migliaio di migranti presi in ostaggio dai trafficanti, che chiedono loro riscatti esosi per la liberazione. Il gruppo con cui è in contatto quotidiano don Mosè Zerai, dell’agenzia Habeshia, è composto da 250 persone, di cui una ottantina provenienti dalla Libia, molti respinti del mar Mediterraneo. Una ottantina hanno pagato una quota di 500 dollari a testa per evitare di essere uccisi, ma nessuno ha potuto pagare gli 8.000 richiesti dai trafficanti per la liberazione. Vi sono anche donne incinte e bambini ma in una località diversa dalla baracca dove sono tutti gli altri. “Questa situazione – osserva Hein - è molto simile a quanto accade in Messico, al confine con il Texas, dove il sequestro di massa dei migranti per estorcere denaro dai familiari è oramai da tempo una micidiale prassi”. Il fatto che nel Sinai vengano sequestrati migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, precisa, “è noto da tempo. Ma è forse la prima volta che, attraverso l’organizzazione delle comunità eritree, abbiamo più informazioni ed un allarme espresso da organizzazioni e politici”. (R.P.)








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