Profughi eritrei nel Sinai: il Parlamento europeo chiede all'Egitto di attivarsi
“Siamo molto contenti che il Parlamento europeo abbia rivolto un forte appello al
governo egiziano. Visti i rapporti molto stretti tra l’Egitto e l’Ue, e tra l’Italia
e l’Egitto, speriamo che la risoluzione del Parlamento europeo induca le autorità
egiziane a muoversi”, anche se nella risoluzione “non è stata inclusa la nostra proposta,
ossia permettere ‘l’evacuazione umanitaria’ dei rifugiati dall’Egitto all’Europa”.
E’ il commento all'agenzia Sir di Christopher Hein, a proposito della risoluzione
approvata ieri dal Parlamento europeo, che “sollecita le autorità egiziane a prendere
tutte le misure necessarie per assicurarsi della liberazione degli eritrei tenuti
in ostaggio” nel Sinai. Questo pomeriggio, riferisce Hein, avremo anche un incontro
con l’ambasciatore d’Egitto presso la Santa Sede. “Noi pensiamo che anche l’Unione
Europea dovrebbe fare la sua parte – precisa Hein -. Continueremo chiedere ‘evacuazione
umanitaria’ dei profughi, perché pensiamo sia importante non lasciare sole le autorità
egiziane e anche perché sappiamo che se gli ostaggi venissero liberati dai trafficanti
rischierebbero di essere arrestati di nuovo dalle forze dell’ordine egiziane, come
accaduto tante altre volte, visto che l’Egitto non garantisce protezione umanitaria
per chi è costretto a fuggire dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Somalia e da altri
Paesi. Sappiamo abbastanza concretamente dove sono – sottolinea Hein - ma non possiamo
certo fare un’azione nel territorio di uno Stato sovrano. Allora cerchiamo di informare
e sensibilizzare l’opinione pubblica e politica in Italia e in Europa affinché a loro
volta allarmino le autorità egiziane”. In diverse zone del Sinai vi sono circa un
migliaio di migranti presi in ostaggio dai trafficanti, che chiedono loro riscatti
esosi per la liberazione. Il gruppo con cui è in contatto quotidiano don Mosè Zerai,
dell’agenzia Habeshia, è composto da 250 persone, di cui una ottantina provenienti
dalla Libia, molti respinti del mar Mediterraneo. Una ottantina hanno pagato una quota
di 500 dollari a testa per evitare di essere uccisi, ma nessuno ha potuto pagare gli
8.000 richiesti dai trafficanti per la liberazione. Vi sono anche donne incinte e
bambini ma in una località diversa dalla baracca dove sono tutti gli altri. “Questa
situazione – osserva Hein - è molto simile a quanto accade in Messico, al confine
con il Texas, dove il sequestro di massa dei migranti per estorcere denaro dai familiari
è oramai da tempo una micidiale prassi”. Il fatto che nel Sinai vengano sequestrati
migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, precisa, “è noto da tempo. Ma è forse
la prima volta che, attraverso l’organizzazione delle comunità eritree, abbiamo più
informazioni ed un allarme espresso da organizzazioni e politici”. (R.P.)