Dal 2002 al 2009, sono stati oltre 26 mila 400 i richiedenti asilo assistiti dagli
enti locali. Eppure, secondo l'Unhcr, sono ancora troppe le persone che vivono in
condizioni di difficoltà. Stamani, Anci e Ministero dell'interno hanno presentato
il rapporto Spar, l’organismo che si occupa di dare protezione ai rifugiati. Il servizio
di Alessandro Guarasci:
Un lavoro
prezioso da parte di 123 enti locali tra Comuni e province, ma che non sempre riesce
a intercettare tutte le situazioni di disagio. Tra i 26.432 richiedenti protezione
internazionale dal 2002, il 74% sono uomini. Dal 2005 ad oggi, poi, sono 529 i bambini
nati da una mamma accolta nei progetti Spar. E proprio verso i più piccoli si sta
concentrando l'attenzione degli enti locali, visto che nel 2006 i minori accolti erano
31 mentre nel 2009 sono stati ben 320. Le nazioni d'arrivo sono da anni le stesse,
dunque: Eritrea, Somalia, Etipioa, Nigeria e Turchia. Le eccellenze nell’assistenza
si trovano soprattutto nei comuni medio-piccoli. Flavio Zanconato,
vicepresidente dell’Anci:
“Noi siamo una struttura che accoglie e che
sarebbe in grado di sviluppare ulteriormente il proprio lavoro, di estenderlo. Abbiamo
però bisogno di maggiori risorse. Adesso sono più di mille le persone che hanno chiesto
accoglienza e non siamo in grado di accoglierle e con risorse maggiori potremmo accoglierle
tutte. Dovremmo avere maggiori risorse dallo Stato per poter svolgere quest’attività
in modo più ampio”.
Certo, la politica dei respingimenti non aiuta.
Il numero richiedenti asilo in Italia è drasticamente crollato e in molti preferiscono
andare in Gran Bretagna, Germania o Scandinavia perché lì hanno più tutele. Laurens
Jolles, direttore dell’Unhcr per il Sud Europa:
“Ciò vuol
dire che coloro che hanno necessità e non sono riusciti ad entrare nel sistema Spar,
hanno un problema. Basta infatti vedere alcune delle grandi città italiane, ad esempio
Milano, Torino e Roma: ci sono delle persone che vivono nella marginalità, spesso
in situazioni abbastanza deplorevoli”.
Insomma, l’Italia può fare ancora
molto per accogliere chi fugge da guerre e persecuzioni.