Solidarietà del primate anglicano per i cristiani perseguitati e i bambini vittime
delle guerre
Le violenze contro i cristiani in Iraq e in Orissa. E poi i bambini vittime della
guerra nel Congo, nel Sudan e in altri luoghi del mondo teatro di atrocità. L'arcivescovo
di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, richiama l'attenzione
su alcune situazioni di maggiore sofferenza e ingiustizia nella Lettera di Natale
rivolta ai capi delle Chiese e delle comunità cristiane mondiali, di cui riferisce
L’Osservatore Romano. Da qui l’invito a testimoniare la loro comune fede nell'azione
e nella presenza di Dio offrendo solidarietà e sostegno in particolare a quanti patiscono
in ragione del loro battesimo. La gravità di alcuni eventi internazionali — sostiene
Williams — deve spingere a una maggiore consapevolezza di appartenere all'unico Corpo
di Cristo. “Siamo chiamati a un impegno quotidiano nella preghiera e nel sostegno
verso tutti i nostri fratelli cristiani che si trovano in situazioni di oppressione
e di pericolo”. Come pure, ogni aiuto va assicurato alle persone di ogni altra fede,
poiché “i mali della violenza e della tirannia sono avvertiti non solo dai cristiani,
né le loro sofferenze possono essere isolate da quelle dei loro vicini”. Tutti i cristiani
sono dunque chiamati a “scoprire i diversi modi in cui esprimere insieme questa solidarietà”.
Williams si sofferma, quindi, sui fatti più tragici avvenuti negli ultimi tempi. “Ad
ottobre durante una visita pastorale compiuta alla chiesa della nostra Comunione in
India, ho ascoltato una cristiana dell'Orissa descrivere l'assassinio di suo marito
a causa del suo rifiuto di abbandonare la fede in Gesù Cristo. Ai primi di novembre
abbiamo avuto la notizia scioccante delle atrocità contro i cristiani in Iraq, e l'intero
mondo cristiano prega e piange insieme con quella piccola e coraggiosa comunità quotidianamente
in pericolo di vita”. Infine, le notizie che periodicamente giungono in Occidente
riguardanti “le terribili atrocità contro i bambini nelle terre devastate dalla guerra
in Congo, Sudan e in altri Paesi”. E ogni volta – conclude Williams- “siamo richiamati
alla realtà del nostro coinvolgimento nel Corpo di Cristo, poiché quando un membro
soffre, anche tutto il corpo soffre”. (R.G.)