Rischio di guerra civile in Costa d’Avorio: oltre dieci morti in nuovi scontri
La crisi politica in Costa d’Avorio al centro delle preoccupazioni internazionali.
Il procuratore della Corte penale dell’Aja, Luis Moreno-Ocampo, ha annunciato che
procederà contro chiunque si renda responsabile di violenze nel corso degli scontri
di piazza tra militari fedeli al presidente uscente Gbagbo e sostenitori di quello
eletto Ouattara. Secondo fonti di agenzia, sarebbero almeno 11 i morti negli scontri
di queste ultime ore, con nuove violenze anche ad Abidjan. Intanto, i vescovi della
Costa d'Avorio non hanno rilasciato dichiarazioni sull'incontro avuto ieri con Gbagbo
per cercare di trovare una soluzione alla crisi. Oggi ad Abidjan è prevista una sessione
straordinaria della Conferenza episcopale ivoriana. Molti i timori sulla situazione,
tra cui quello del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che la situazione degeneri
in una nuova guerra civile, dopo quella gravissima del 2002. Giancarlo La Vella
ne ha parlato con Enrico Casale, esperto di Africa della rivista "Popoli":
R. – Teniamo
presente che il presidente Gbagbo si riconosce soprattutto nelle etnie del sud della
Costa d’Avorio, mentre Ouattara ed i suoi alleati si riconoscono di più nelle etnie
del nord. Il conflitto tra queste etnie, insieme ad altri fattori, è stato l’elemento
scatenante della crisi nel 2002.
D. – C’è il rischio, quindi, che lo
scontro si allarghi e si torni alla guerra civile?
R. – C’è una certa
stanchezza nel popolo ivoriano e, quindi, un desiderio di pace. Speriamo che i leader
politici tengano conto di questo, anche se probabilmente il rischio è ancora presente.
D.
– Come potrebbe essere coinvolta la comunità internazionale per una soluzione positiva
della crisi ivoriana?
R. – Intanto, l’attività di mediazione delle Nazioni
Unite potrebbe essere determinante nel riportare la serenità e il dialogo tra le due
parti. Poi, la comunità internazionale – e penso soprattutto all’Unione Africana,
ma anche alla Comunità Economica dell’Africa occidentale – può fare pressione attraverso
sanzioni e favorire il dialogo tra le due parti. Questa può essere una delle strade
per riportare la serenità nel Paese.
D. – Quanto hanno influito tanti
anni di instabilità sul tessuto economico sociale della Costa d’Avorio?
R.
– La percentuale di popolazione al di sotto del livello di povertà, quindi al di sotto
del reddito di un euro al giorno, era del 18% nel 1985 ed è raddoppiata nel 2009.
L’instabilità - è chiaro - non aiuta mai l’economia, soprattutto l’economia di un
Paese africano come questo che dipende molto dalle esportazioni, soprattutto di cacao
e caffè. Cambiano, comunque, anche gli attori presenti sulla scena ivoriana: se fino
all’inizio degli anni 2000 il protagonista era la Francia, ex Paese colonizzatore,
adesso, soprattutto per effetto della presa di distanza da Parigi da parte del presidente
Gbagbo, si sta affacciando sulla scena economica ivoriana la Cina, ma anche Stati
Uniti e Gran Bretagna. Questa situazione potrebbe essere una nuova fonte di tensione
all’interno del Paese.(ap)