India: il Consiglio delle Chiese denuncia il carattere liberticida delle leggi anti-conversione
Le leggi anti-conversione in vigore in diversi Stati indiani sono un inammissibile
attentato ai diritti fondamentali delle persone e colpiscono al cuore il principio
della laicità dello Stato sancito dalla Costituzione indiana. Sono le conclusioni
di un convegno di due giorni promosso a New Delhi dal Consiglio nazionale delle Chiese
dell’India (Ncci). Al convegno - riferisce l’agenzia Ucan – hanno partecipato esponenti
cristiani, musulmani e indù. Come è noto, quella delle presunte conversioni “forzate”
è una delle questioni più spinose con cui devono confrontarsi oggi le minoranze religiose
in India, in particolare i cristiani e i musulmani, accusati dai fondamentalisti indù
di fare un proselitismo aggressivo e subdolo. E proprio da questa accusa muovono le
cosiddette “leggi anti-conversione” introdotte in questi anni in alcuni Stati indiani.
Leggi liberticide che contrastano con il carattere laico dello Stato così come concepito
dalla Costituzione indiana, hanno unanimemente evidenziato i partecipanti al convegno
di New Delhi, invocando un’azione congiunta per fermare questa deriva. Secondo il
reverendo Solomon Rongpi, segretario esecutivo della Commissione per l’unità, la missione
e l’evangelizzazione della Ncci, queste leggi non hanno alcuna ragione di essere nell’India
moderna, una società laica e pluralista: “Le nuove generazioni indiane vogliono il
pluralismo religioso e come società civile dobbiamo levare la nostra voce in difesa
di questo pluralismo”, ha detto il pastore sottolineando l’importanza del dialogo
tra le religioni. Sono attualmente sei gli Stati indiani che hanno adottato leggi
contro le conversioni: l’Arunachal Pradesh, il Chhattisgarh, il Gujarat, l’Himachal
Pradesh, il Madhya Pradesh, l’Orissa e il Rajasthan. In pratica queste leggi puniscono
con severe sanzioni conversioni da una religione all'altra compiute con la forza,
il plagio o altri mezzi fraudolenti e sottopongono i cambiamenti di fede dei cittadini
al vaglio di un magistrato. (L.Z.)