Benedetto XVI agli universitari: la grotta di Betlemme luogo della vicinanza totale
e gratuita di Dio
Tornare alla grotta di Betlemme significa percorrere un cammino capace di far sperimentare
la vicinanza totale e gratuita di Dio, che rinnova e sostiene l’uomo. Così in sintesi
il Papa, questa sera in San Pietro dove ha presieduto la preghiera dei Vespri con
gli Universitari degli Atenei romani in preparazione al Natale. Benedetto XVI ha poi
ribadito che si avverte il bisogno di una nuova classe di intellettuali, sottolineando
che l’Università è chiamata a svolgere questo ruolo e che la Chiesa se ne fa convinta
e fattiva sostenitrice. Massimiliano Menichetti
Una
basilica scaldata dall’affetto dei tanti giovani presenti che si sono stretti in preghiera
con il Papa guardando con fiducia alla venuta di Gesù. In questa cornice Benedetto
XVI ha mostrato nella grotta di Betlemme il cammino che libera “il cuore da ogni fermento
di insofferenza e di falsa attesa”, che può sempre annidarsi se si dimentica “che
Dio è già venuto, è già operante nella nostra storia” e “chiede di essere accolto”
Tornare
lì, in quel luogo umile e angusto, non è un semplice itinerario ideale: è il cammino
che siamo chiamati a percorrere sperimentando nell’oggi la vicinanza di Dio e la sua
azione che rinnova e sostiene la nostra esistenza.
Guardando ad
una “società sempre più dinamica”, il Papa ha ribadito che “la pazienza e la costanza
cristiana non sono sinonimo di apatia o di rassegnazione, ma sono virtù di chi sa
rispettare i tempi e i modi della condizione umana”. E riferendosi alla realtà di
Cristo incarnatosi nel seno della Vergine Maria ha ribadito che il “Creatore non è
un despota che ordina e interviene con potenza nella storia, ma piuttosto è come l’agricoltore
che semina, fa crescere e fa portare frutto”.
Andiamo
anche noi verso Betlemme con lo sguardo rivolto al Dio paziente e fedele, che sa aspettare,
che sa fermarsi, che sa rispettare i tempi della nostra esistenza. Quel Bambino che
incontreremo è la manifestazione piena del mistero dell’amore di Dio che ama donando
la vita, che ama in modo disinteressato, che ci insegna ad amare e che chiede solo
di essere amato.
Il Papa ha mostrato dunque la grotta di Betlemme
come un “itinerario di liberazione interiore ed esperienza di libertà profonda che
spinge” ad “andare verso Dio” che “ci accompagna nelle nostre scelte quotidiane” e
“ci parla nel segreto del cuore e nelle Sacre Scritture”.
Egli vuole
infondere coraggio alla nostra vita, specialmente nei momenti in cui ci sentiamo stanchi
e affaticati e abbiamo bisogno di ritrovare la serenità del cammino e sentirci con
gioia pellegrini verso l’eternità. “La venuta del Signore è vicina”. E’ l’annuncio
che riempie di emozione e di stupore questa celebrazione, e che rende il nostro passo
veloce e spedito verso la Grotta. Il Bambino che troveremo, tra Maria e Giuseppe,
è il Logos-Amore, la Parola che può dare consistenza piena alla nostra vita.
Parlando
poi hai ragazzi della necessità di una profonda azione educativa e un continuo discernimento,
che “devono coinvolgere tutta la comunità accademica, favorendo quella sintesi tra
formazione intellettuale, disciplina morale e impegno religioso” ha parlato della
“pazienza del costruire” opera che non po’ essere realizzata “da menti e cuori distratti
e superficiali”
Nei nostri tempi si avverte il bisogno di una nuova
classe di intellettuali capaci di interpretare le dinamiche sociali e culturali offrendo
soluzioni non astratte, ma concrete e realistiche. L’Università è chiamata a svolgere
questo ruolo insostituibile e la Chiesa se ne fa convinta e fattiva sostenitrice
Volgendosi
alla comunità universitaria romana ha evidenziato il prezioso lavoro svolto dalle
cappellanie e dalle realtà ecclesiali ed ha inviato a “superare precomprensioni e
pregiudizi che talvolta impediscono lo sviluppo di una cultura autentica” indicando
nel lavoro sinergico tra le Facoltà teologiche e le Università la via per un nuovo
dialogo tra la fede cristiana e i diversi saperi, al fine di “servire l’uomo nella
sua pienezza”. Poi riferendosi al passaggio, dalla delegazione universitaria africana
a quella spagnola, dell’Icona di Maria Sedes Sapientiae che segna il pellegrinaggio
dell’effigie mariana in tutte le Università di Spagna, ha affidato l’intera comunità
universitaria alla Vergine, dando appuntamento a Madrid 2011.